martedì 30 dicembre 2008

Riflessioni dal "Manuale del Guerriero della luce" di Paulo Coelho


" Dice il maestro al guerriero quando lo vede depresso:"Tu non sei quello che sembri nei momenti di tristezza.Sei molto di più.

"Mentre tanti sono partiti per motivi che non comprenderemo mai,tu sei ancora qui.Perchè mai Dio si è portato via uomini così incredibili e ha lasciato te?

"In questo momento ,milioni di uomini hanno già rinunciato. Non si infastidiscono,non piangono,non fanno più niente.Si limitano ad aspettare che il tempo passi. Hanno perduto la capacità di reagire.

"Tu però sei triste. E ciò dimostra che la tua anima è ancora viva."
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"Il guerriero della luce si concentra sui piccoli miracoli della vita quotidiana.
Se sa vedere ciò che è bello ,è perchè ha la bellezza dentro di sé,giacchè il mondo è uno specchio
che rimanda ad ogni uomo il riflesso del suo viso.
Pur conoscendo i propri difetti e limiti, il guerriero fa il possibile per mantenere il buon umore nei momenti di crisi.
In fin dei conti, il mondo sta facendo ogni sforzo per aiutarlo, quantunque tutto ciò che lo circonda sembra affermare il contrario."
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"Il guerriero della luce crede. Poichè crede nei miracoli, i miracoli cominciano ad accadere."

Commento di un quadro


C'è un bel rapporto tra forma e colore in questo quadro - come in tutta l'ultima produzione di Dino.
I colori sono vivaci,allegri,solari, c'è il fucsia,l'arancione , il giallo ed un blu di cielo sullo sfondo, al centro c'è la sagoma di un uccello bianco che si leva in alto in volo e dei segni gialli sullo sfondo, raggi di un sole scomparso all'orizzonte.
Il quadro è percorso da una vita fremente, c'è luce e forza.
Non si individuano altre forme riconoscibili , il dipinto si afferma e ci attrae per la bellezza dei colori e per una sua forza comunicativa , impossibile quasi da spiegare.
In quest'ultimo gruppo di quadri realizzati da Dino Catalano, la sua ricerca di sempre nuove forme espressive dà vita a delle belle realizzazioni che abbandonano quasi del tutto la forma e il disegno, arrivando a dipinti dove dominano i colori , con accostamenti che sembrano istintivi e casuali e che trasmettono grande dinamicità e forza.
Si riafferma ancora una volta , quella che è ,a mio avviso, una delle principali caratteristiche dei quadri di Dino, e cioè
la passione per la pittura e la vita, dove la prima è il modo per esprimere l'altra.

domenica 14 dicembre 2008

Cronaca "Neve in montagna"

Della pianura pontina il Semprevisa e le montagne vicine sono lo sfondo consueto e familiare e noi ,gente di pianura, le guardiamo ogni giorno e sono spesso “imbronciate”, coperte da nuvole anche quando tutto intorno è sereno e quando il freddo si fa più intenso, si coprono di neve e da lontano assomigliano a un mont blanc di castagne e panna.
Ma quando si sale lassù ogni volta è un’esperienza nuova che colpisce chi ama la natura e i paesaggi incontaminati.
Sabato 13 dicembre, saliamo io e un’amica , è la prima giornata serena dopo una settimana di piogge incessanti e rovinose.
Tracce di ghiaccio in salita e piano piano la neve, lembi di nuvole cominciano ad apparire in cielo.
Saliamo sempre, la neve si fa più alta, affondiamo –abbiamo anche dimenticato le ghette!- , ed il
passo si fa più lento,più faticoso, intanto le nuvole si infittiscono , ancora un poco e siamo immerse nel bianco :sotto e sopra di noi e solo si intravedono i fusti neri e spogli degli alberi. E’ uno spettacolo da levare il fiato! Non ci sono rumori , tutto è come sospeso , irreale , ancora un poco e la nebbia si fa fitta , siamo avvolte dalle nuvole! Un po’ di timore ci prende perché è difficile orizzontarci, ma tutto è così bello! In fondo “ tocchiamo il cielo con un dito” !
Stiamo per tornare indietro, ma il desiderio è più forte , torniamo sui nostri passi e ci inoltriamo nella nebbia seguendo i rassicuranti segni rossi del Cai che ci indicano il percorso per la vetta.
D’improvviso ecco le sagome di due cavalli neri che ,incredibilmente, sono lì che brucano , non
si sa bene cosa , tanto poca è la vegetazione che emerge dalla neve. Si voltano e ci guardano incuriositi e forse più sorpresi di noi!
Nel ritorno ci aiutano le nostre stesse orme sulla neve , siamo orgogliose e contente e non vorremmo lasciare quell’incanto.
Cammino piano perché vorrei restare più a lungo in quell’atmosfera fatata che mi riempie l’animo di gioia, ma la discesa continua e così a poco a poco , le foglie tornano ad emergere dalla neve, gli alberi riprendono il loro profilo scuro e possente e ovunque compare il verde del muschio.
Siamo arrivate, siamo a Pian della Faggeta e la mia amica mi dice :ritorniamo domani?!

Recensione Mostra su "Giulio Cesare"



Presso il Chiostro del Bramante a Roma è allestita una mostra su “Giulio Cesare-l’uomo –le imprese-il mito”. E’ una bella esposizione , a metà tra la storia e l’arte , che ripercorre le imprese
di Cesare documentandole con reperti archeologici – rilievi, statue,spade,gioielli,monete – relativi alle varie epoche della sua attività militare e politica e , nel piano superiore, illustra il mito immortale di Giulio Cesare attraverso quadri, ceramiche , incisioni realizzate dall’epoca rinascimentale fino a quella napoleonica con quadri, tra gli altri, di Rubens , Mantegna e Michelangelo.
Tra i pezzi più affascinanti c’è quello scelto come il logo della mostra : il Ritratto di Cesare detto Chiaromonte, databile tra il 30 e il 20 a.C. , rappresenta un uomo maturo dal naso pronunciato e le sopracciglia aggrottate. Dal volto traspare forza e decisione , ma anche calma e serenità, le labbra chiuse , segno della “gravitas” latina , accennano anche un sorriso appagato e sereno.
Nel piano superiore c’è un’altra testa ritratto più conosciuta , quella di Augusto. Il bel volto giovane , pur con i tratti idealizzati da eroe greco, richiama quello di Cesare , suo padre adottivo, nello stesso atteggiamento di fermezza e serenità, ed è quasi un’icona della” pax augustea” da lui stesso realizzata.
Nel piano inferiore colpisce la statua in calcare del Guerriero di Vacheras della seconda metà del I sec.a.c.,proveniente da Avignone. E’ rivestito da una cotta in maglia, lo scudo ovale e al collo un torque, gioiello tradizionale celtico, segno di appartenenza etnica. Questa statua ci immette di colpo nel clima feroce e fiero delle battaglie condotte da Cesare contro i Galli, che la mostra ben illustra anche nei pannelli didattici esplicativi, e che si conclusero con la conquista della Gallia e la sottomissione di Vercingetorige,capo dei Galli, a Cesare. L’episodio è rappresentato dal quadro del pittore Motte, al piano superiore, che raffigura il generale, con lo sguardo alto e fiero, che si offre prigioniero per salvare il suo esercito dopo l’assedio vittorioso dei Romani alla città di Alesia.
Chiudo questa recensione scegliendo , tra le tante opere che meritano di essere viste, un disegno di Michelangelo presente nella sala dedicata a Cleopatra, Il Volto di Cleopatra è un disegno a matita del 1535 , un serpente gira intorno al collo e tra i capelli c’è un’acconciatura che richiama i serpenti, richiamo evidente alla sua morte.Il volto è bellissimo dai tratti delicati ,lontano dall’immagine affascinante e volitiva con cui è stata rappresentata nei secoli la regina egiziana.


Recensione di Maria Di Tano
Pubblicata sul quotidiano "Il Nuovo Territorio" il 22.12.08

martedì 25 novembre 2008

Cronaca "Incontri in montagna"




Domenica 23 Novembre. Dopo un breve viaggio arriviamo in una delle tante belle zone dei Monti Simbruini. Fa freddo oggi, scendiamo dalla macchina e veloci mettiamo scarponi e cappelli.
Iniziamo il percorso ,da subito in ripida salita, il cielo è grigio plumbeo, il freddo tagliente , le foglie ghiacciate scricchiolano sotto i nostri piedi come croccanti sfogliate che si frantumano in bocca , il loro suono accompagna i nostri passi.
Il ghiaccio, mischiandosi alla terra e al fango, forma cristalli dalle forme strane e impensabili.
Percorriamo una cresta, circondati dai faggi e affondando nel tappeto di foglie, quando ad un tratto un rumore forte , scrosciante e improvviso ci colpisce risuonando
con forza nel silenzio ovattato. Ci fermiamo, indagando intorno, e sotto di noi intravediamo dei cinghiali che corrono veloci tra gli alberi.
E’ sempre bello incontrare degli animali in montagna, perche’ non è una cosa abituale in quanto fuggono la presenza dell’uomo, e così contenti riprendiamo a camminare, il freddo attanaglia le gambe , ma assaporiamo lo stesso la bellezza del paesaggio, quando ad un tratto davanti a noi , poco distante appare all’improvviso un grande branco di cinghiali, una trentina, grandi e piccoli , corrono veloci anche loro, ma poi sentono le nostre voci sorprese e ,quasi obbedendo ad un segnale nascosto, tutti si fermano immobili , quasi pietrificati. Sono un vero spettacolo incredibile , i più piccoli ci inteneriscono nella loro obbediente immobilità e il tutto sembra quasi irreale , come stessimo vedendo una foto.
Non facciamo in tempo a riprenderci che di nuovo un forte e strano rumore ci fa fermare , è un suono ritmato come qualcuno che batte sul legno, alziamo lo sguardo e davanti a noi ecco la sagoma di un uccello, un picchio muratore , con la sua caratteristica pancia rossa, che percorre rapido tutto il tronco dell’albero che stava battendo, si fa guardare per un paio di minuti e poi vola via quasi sdegnato.
Incantati e contenti riprendiamo il cammino e a mano a mano il ghiaccio cede il posto alla neve che , arrivati sulla cima, imbianca tutto.
A quel punto le nuvole si diradano ed un sole caldo illumina ogni cosa, intorno a noi catene di montagne si susseguono , cime svettano più in alto ed i boschi sono pennellate di grigio e marrone.
Poco dopo iniziamo la discesa che ci riserva altre belle e golose sorprese…

domenica 9 novembre 2008

Recensione Mostra "Etruschi.Antiche necropoli del Lazio"



Mostra “Etruschi.Antiche metropoli del Lazio.”

Si è aperta in questi giorni al Palazzo delle Esposizioni a Roma una bella mostra su “Etruschi.Le Antiche metropoli del Lazio.” La mostra ,organizzata dalla Regione Lazio ,con la partecipazione del Ministero dei Beni Culturali, presenta alcuni capolavori dell’arte etrusca suddivisi per città di provenienza : Veio,Cerveteri,Vulci e Tarquinia.
I capolavori provenienti dalle necropoli e dai santuari delle più importanti città dell’antica Etruria,
sono presentati insieme ad altri manufatti , caratteristici dell’arte, della cultura e della società etrusca. E così si trovano insieme alla grande varietà di ceramiche, oggetti in bronzo, spade elmi e scudi , ex voto in terracotta, statue , antefisse e protomi.
Diverse e tutte interessanti le ceramiche : le tipiche nere in bucchero, produzione caratteristica degli Etruschi realizzata con una particolare tecnica di cottura, e poi bellissimi vasi attici a figure nere e rosse con le rispettive “imitazioni” etrusche , che presentano un minor rigore e precisione del
tratto e delle figurazioni e una qualità decisamente inferiore della vernice nera.
Tra le tante bellissime, cito l’hydria attica a figure rosse con Adone e Afrodite del Pittore di Meidias e la diversa, più vivace e “chiassosa”, ma altrettanto bella pelike apula con “Giudizio di Zeus sul destino di Adone”.
Ma ciò che si impone come forme originali e particolari della civiltà etrusca sono le diverse antefisse con Gorgoneion, le teste di sfinge , con la caratteristica piegatura all’insù della bocca e degli occhi – realizzate in nefro,materiale tipico dell’Etruria – e poi il prezioso bronzetto da San Pietroburgo, raffigurante un leone con la bellissima criniera incisa e cesellata.
Spettacolari poi sono le ricostruzioni : una è della tomba Francois di Vulci con diapositive a grandezza naturale degli affreschi che rivestivano le pareti, l’altra è del tempio di Apollo di Veio
con i rivestimenti di lastre decorate del timpano, le antefisse che decoravano la parte finale dei coppi, e le statue acroteriali di Apollo,Eracle e Latona, di quest’ultime statue rimangono impressi nella mente , per la loro forza espressiva,il bellissimo volto di Apollo e le lunghe scattanti gambe di Eracle teso nello sforzo “della contesa con Apollo per il possesso della cerva” .
La mostra rimarrà aperta fino al 6 gennaio ed è certamente un’esposizione da vedere.

Recensione di Maria Di Tano


Pubblicata sul quotidiano "Il Nuovo Territorio" di Latina il 5.11.08

mercoledì 29 ottobre 2008

Cronaca di una giornata d'autunno in montagna







C’è qualcosa di magico in montagna d’autunno. Qualcosa di incomparabilmente
bello in cui ogni altra emozione annega e si scioglie.
Tra una cresta e l’altra vedi salire veloci lembi di nuvole che a volte ti avvolgono
in una soffice nebbia e a volte veloci ti aprono nuovi paesaggi, così che tra un lembo e l’altro intravedi cime lontane ed immote.
Il vento poi d’un tratto , mentre cammini , ti circonda di frotte di foglie che , come
incantati folletti, ti danzano intorno.
Fusti grigi possenti emergono dal manto rosso di foglie ed in alto protendono le
loro chiome sfoltite.
E se a volte ti coglie improvvisa la pioggia , è un incanto nuovo : tutto è avvolto nell’acqua che scende e le orecchie si riempiono del picchiettare delle gocce sulle foglie, un rumore al quale rispondono, a volte, squittii di animali e così .. ogni altro pensiero si annulla.
Bagnata e infreddolita veloce cammini , mentre scivoli a tratti sulle foglie e sul fango, e quando d’un tratto la pioggia si ferma , rivedi paesaggi invisibili a molti, sconosciuti ai piu’.
Come ogni cosa bella la montagna è fatica, conquistarla costa impegno. Ma poi l’uomo che sa vedere le meraviglie del mondo, l’uomo i cui occhi sono liberi e aperti,
sa vedere le stelle nei ciuffi dell’erba e i più bei quadri nell’impasto dei colori delle foglie dei faggi.
L’uomo che cammina “ a se stesso ed agli altri amico” , lì riconosce la forza incomparabile della natura, lì capisce il senso profondo di ogni cosa ed apprezza la vita nelle foglie e negli alberi, nell’erba e nelle rocce ,nelle nuvole e nel sole.

mercoledì 22 ottobre 2008

Recensione Mostra " Jean Paul Basquiat"


Nello spazio espositivo di Palazzo Ruspoli si è aperta in questi giorni – a cura della Fondazione Memmo- e lo sarà fino all’1 febbraio 2009, una mostra di opere di Jean Paul Basquiat , l’artista americano nato nel 1960 e morto precocemente nel 1988, che iniziò come graffitista per poi diventare un famoso espositore nelle più importanti gallerie americane ed il più giovane artista selezionato nel 1982 per Documenta di Kassel.
La mostra ,che si intitola “Fantasmi da scacciare”, presenta una raccolta di dipinti che hanno in comune la presenza di una figura umana dalle fattezze schematiche ,“infantili” e dal volto spettrale che occupa la parte centrale dello spazio , riempito poi da frammenti di scritte , da parole e da pennellate di colori ,quasi “casuali”.
Molti sono autoritratti e molti sono untitled – senza titolo - , ma in tutti è l’uomo Basquiat che si rappresenta , il ragazzo nero di Brooklin che dipinge immagini scheletriche , fantasmi e scritte ,
immagini tribali ed evocative e come afferma Olivier Bergrruen – curatore della mostra – “vede la personalità umana come qualcosa di fratturato e frammentato. Frammentazione che fa anche riferimento all’alienazione provata da un nero nella società razzista che più tardi lo avrebbe accolto con la stessa rapidità con cui lo avrebbe respinto qualche anno dopo..”
Nel dipinto Autoritratto del 1986, un acrilico su tela di due metri per due, c’è un uomo al centro, nero, nel volto tratti di rosso , le braccia aperte e nelle mani : un mezzo arco in una e una sorta di freccia nell’altra, i capelli sono tentacoli , alla fine di uno una brocca rossa girata da cui colano rivoli rossi e poi macchie di colore nere, rosse ,arancione e colature di acrilico. Forte l’impatto per la vivacità del colore e la centralità e imponenza dell’immagine : un combattente tribale nella selva metropolitana.

Nel “General Electric White” del 1984 , piccole teste di profilo con le bocche sorridenti e gli occhi sovrapposti spiccano sul fondo bianco, ma in fondo a destra il volto ridiventa un ghigno di dolore : gli occhi strabici vanno verso il basso e la bocca è serrata . A destra del quadro e grande,c’è la solita testa ricorrente in molti dei quadri del 1982 : angosciosa, spettrale , i denti come le grate di una prigione, il naso squadrato con due narici tonde come due pulsanti, gli occhi asimmetrici senza pupille e senza luce.
La mostra si chiude con un altro Autoritratto del 1983, un’immagine emblematica, simbolo riassuntivo delle tematiche e delle opere presenti nella mostra, c’è un volto grande ,solo nel quadro, è tutto nero e gli occhi sono due fessure bianche : un fantasma , un’ombra o un uomo che afferma la sua identità?!
L’arte di Basquiat rappresenta quasi una scommessa sulla nostra capacità di andare oltre l’apparenza dei suoi quadri che a causa di quelle immagini deformate e grottesche risultano quasi “respingenti” , andare oltre in un processo che è essenzialmente intellettivo , di comprensione.
E’ un’arte con cui si può entrare in sintonia o meno, ma che comunque ha una grande forza intrinseca e di comunicazione : è l’esternazione di un’anima con il suo “buio”, ma anche con la sua volontà di affermazione.




Latina 22.10.08

Recensione di Maria Di Tano
Pubblicata sul quotidiano "Il Nuovo Territorio"
di Latina il 27.10.08

domenica 14 settembre 2008

Mostra"Quadriennale d'arte di Roma"



Si è tenuta quest'estate al Palazzo delle Esposizioni la 15^ Quadriennale di Arte Contemporanea di Roma. La rassegna ha presentato un panorama molto vasto di artisti contemporanei affermatisi in Italia negli ultimi venti anni ed una significativa esposizione delle attuali correnti artistiche, spaziando dalle tendenze più figurative- pur con l'uso di materiali nuovi e assolutamente originali-, a rappresentazioni astratte, dai video alla fotografia , da videoproiezioni
animate su disegni a sculture, fino alla creazione di spazi autonomi "significanti"e alla messa in atto di collegamenti in Internet.
Per le ultime due tendenze c'è il lavoro di Marina Piazza:"Ambiente mobile", dove il visitatore "sorpreso" viene trasportato da un nastro gommato all'interno di uno spazio scuro e vuoto, a venir messo in scena quì è proprio il vuoto e l'interrogarsi dello spettatore, mentre il lavoro di G.Stampone "Joker è stato quì" cattura l'immagine del visitatore con una videocamera e la trasmette su "Second Life".
Per la prima tendenza ,più figurativa, c'è il bellissimo quadro di Luisa Rabbia "Brain 2007" che raffigura un grande albero con rami percorsi da minutissimi segni come fossero l'interno del tronco ed è realizzato a smalto opaco su porcellana, ci sono poi le originalissime "carte topografiche" di varie città realizzate da Elisabetta di Maggio su saponette di marsiglia affiancate
e intagliate con il bisturi.
Tra i video risulta di grande efficacia comunicativa ,ed anche emotiva, il lavoro di Gea Casolari
"Ai caduti di oggi", dove si susseguono immagini di uomini visti di spalle, mentre scritte in sovrimpressione indicano un nome di un uomo e le modalità dell'incidente sul lavoro che ne ha causato la morte. L'immagine si spegne mentre scorrono le ultime parole della scritta e l'insieme rende effettivamente il senso della scomparsa di una vita.
Tra i video c'è anche l'opera di Maria Teresa Sartori "Concerto del mondo"dove vengono trasmessi brani di conversazioni in varie lingue del mondo e questi sono accompagnati dal suono di strumenti musicali che riprendono i caratteri principali , nei toni e nelle sonorità prevalenti, di ciascuna lingua.
Tra le videoproiezioni bella quella di A.Aquilanti "fori.avi 2008" in cui, su disegni a matita su legno e parete rappresentanti i fori romani,si proiettano le volute incessanti e gioiose di uccelli , anche "Eine Symphonie des Grauens" di A.Mastrovito, una videoproiezione animata su fotocopie disegnate in A4 , si fa notare per il carattere delicato e poetico, pur nella sua semplicità.
Tra le sculture la "Maseratirundum" di Luca Pancrazi presenta una maserati 4 porte totalmente ricoperta di schegge di vetro superclass che danno l'idea di un enorme moderno gioiello.
Molte altre le opere che andrebbero citate e certamente una visita che,per quantità e originalità dei lavori presenti e per l'ampio panorama, non ha deluso le aspettative,peccato per la chiusura che è prevista per oggi 14 settembre, perchè forse un altro mese avrebbe permesso una fruizione più vasta che non questa dei caldi mesi estivi.

Latina 14.9.08 Recensione di Maria Di Tano

sabato 6 settembre 2008

Poesia "La mia città"



La mia città
apre all’improvviso
squarci di intensa bellezza,
sono i larghi viali alberati
in cui a volte ti immetti,
pedalando veloce.
Ed allora si sente
il profumo del mare
che la brezza e il vento
ogni giorno trasportano
e che respiri a fondo,
sollievo ad un sole
implacabile e immoto.
Gli occhi poi si riempiono
del verde degli alberi
che dolcemente si muovono,
cullati dalla brezza veloce.

La mia città
apre all’improvviso
degli squarci di vita,
non quella nascosta
e un po’ torbida
che si muove guardinga e sospetta
tra le vecchie lusinghe
di ricchezza ostentata
e “povertà” vissute.
Ed invece così all’improvviso
qualcos’altro si affaccia,
una vita più vera
che trepida e palpita,
come le tremule foglie
dei viali ombrosi

Latina, 20.8.08 Mary

mercoledì 27 agosto 2008

Mostra "Percorsi Interni" di Marcello Trabucco


La mostra di opere di Marcello Trabucco – architetto,pittore, che si tiene nell’ambito della rassegna “Arte in Libreria”, presenta una serie di composizioni denominate PERCORSI INTERNI. Sono una serie
di piccoli quadri realizzati in acrilico su legno , assolutamente particolari e originali.
Sono forme di legno sezionate “attraversate” e colorate: gli inserti di legno si intersecano giocando con i vuoti e con i colori che definiscono le forme dando loro
caratteri e immagini sempre diverse.
Si staccano dalla tradizionalità del quadro per arrivare a vere e proprie pitture-sculture. Le forme geometriche si sovrappongono , penetrano, l’una nell’altra , abbandonando la razionalità geometrica per arrivare a raffigurazioni dove la componente immaginativa è prevalente e c’è l’immaginazione dell’artista che le ha realizzate , ma anche di chi le guarda che può vedervi oggetti sempre diversi , ma che hanno , comunque, sempre in comune un percorso , una ricerca , qualcosa appunto che spinga al di là del reale.
Anche lo spazio espositivo – la libreria Pier Mario & Co – entra in relazione con le figure : i quadri sono “incorniciati” , per così dire, dai libri sottostanti e circostanti.
Libri dalle forme rettangolari ben definite , ma dal cui involucro colorato , si sprigiona il potere evocativo del mondo di parole, fantasia e realtà in essi contenuto.
E così allo stesso modo dei contenuti dei libri , i “ percorsi interni” dei quadri evocano un “mondo altro” cui poter attingere , forme “nuove” , ma creatrici di associazioni impensate che stupiscono e portano la mente alla ricerca.
Altri quadri più grandi presentano immagini più riconoscibili : una nave, una stella ,un sole, ma anche in queste non c’è niente di scontato : le immagini infatti interagiscono con colori , materiali ed anche dei supporti del tutto particolari,dove la compattezza delle cornici viene interrotta da spazi vuoti che “spezzano” il supporto , rimandando alle geometrie interne delle raffigurazioni.
Con questa opere esposte l’artista prosegue il suo lavoro di ricerca che ,dalla mostra “Geometrie distratte del 2002 a quella del 2006 della galleria MACRO-micro , segue
il filo conduttore della scoperta di sempre nuove possibilità espressive delle forme geometriche e dello spazio reale in esse contenuto.

Latina 6.3.08 Maria Di Tano

giovedì 19 giugno 2008

Poesia "La bicicletta"


Vento sulla faccia,
veloci sfrecciano gli alberi,
nelle gambe la rabbia,
la gioia,la speranza.
Dove sei? in quali
tortuosi sentieri
ti spingi incautamente?

Più forte il sapore del vento
andrebbe respirato,
più a fondo la vita,
come un cremoso gelato,
andrebbe gustata
e con forza afferrati
i suoi fulminei
ed inaspettati regali.

Mary

Latina ,15.6.08

La poesia


A volte un rapido pensiero
mi cattura la mano,
la penna la spinge
e le parole scaturiscono leggere,
su pezzi di fogli,
da sole danno vita
a spenti barlumi
e così la magia ritorna,
luce nel buio dell'anima.


Mary


Roma,16.6.08

Poesia "Meteore"


Schegge di immagini,
come impazzite meteore
in alto volano nel cielo.
Amaro il ricordo
di gioie non compiute,
forte e tenace
la ricostruzione.
Come piccoli mattoni
i giorni si susseguono
e piano si innalza
il nuovo palazzo,
brillante e acceso
il suo profilo
si staglia nel cielo.


Latina,30.05.08

martedì 17 giugno 2008

Recensione Mostra " Mario Schifano"




Si è aperta in questi giorni - e lo sarà fino al 28 settembre- una grande mostra di opere di Mario Schifano che la Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma vuole ricordare nel decimo anniversario della sua scomparsa.
La mostra,curata dal critico Achille Bonito Oliva, presenta circa 70 dipinti suddivisi cronologicamente per decenni, a partire dagli anni '60 fino agli anni '90.
Mario Schifano è un'artista tra i più conosciuti della seconda metà degli anni '90 - ma forse tra i meno studiati tanto che il catalogo della mostra è la prima vera consistente pubblicazione su di lui. Era un personaggio famoso e amato nella Roma degli anni '60 e '70 e la cui vita, dedicata alla sua bruciante passione artistica, era immersa in pieno in quell'epoca di cambiamenti, di speranze e di trasgressioni.

Un'artista assimilato alla Pop Art, ma che spazia oltre dei limiti ben definiti, un'artista contemporaneo la cui arte interagiva con i moderni media, la fotografia, la televisione fino al computer e come lui stesso affermava .."Io mi sento come un media. Le cose che esprimo le ho dentro di me...e le immagini televisive mi aiutano a tirarle fuori".

I primi lavori in mostra sono le tele monocrome degli anni '60, ma di quel decennio due sono le
opere che si impongono all'attenzione dei visitatori: una è la tela intitolata "No" che campeggia anche nel grande manifesto affisso all'esterno della Galleria d'Arte e l'altra è "Interno di casa romana".


Il primo quadro è in smalto su carta intelata e presenta un NO rosso grande su fondo bianco, il colore non è steso in modo uniforme e presenta delle colature , le due lettere fuoriescono dal bordo , il quadro non riesce a contenere la rabbia e la protesta che quel "no", quasi frettolosamente dipinto, si porta appresso. Lo si guarda quel "NO" ,così apparentemente insignificante , e ti avvince perchè senti di condividerlo , è un NO gridato e rabbioso a tutte le ingiustizie e le brutture del mondo, a cui Schifano si mostrava ben sensibile.


Nello spazio dedicato agli anni '70 sono presenti dei quadri che ben mostrano l'immersione dell'artista nella realtà del suo tempo e la sua partecipazione e preoccupazione per i problemi che assillavano la sua epoca: la guerra, il pericolo nucleare e poi c'è la televisione con la sua invadente ed ingombrante presenza. E quindi abbiamo "Era nucleare" "il Pentagono" "Serie di personaggi TV".
Nei quadri degli anni '80 ben si nota la rinnovata passione per la pittura - dopo la crisi esistenziale e il ripiegamento della metà degli anno '70- ,con un gruppo di quadri di grandi dimensioni , dove i soggetti , di genere prevalentemente personale, sembrano solo un avvio, un pretesto quasi per un'esplosione di forme e colori , dove alla tradizionale tecnica di smalto su tela,
si aggiunge l'acrilico che permette uno spessore di materiale sulla tela che spesso dà forma al colore reinterpretandolo.

Il bellissimo quadro "Ballerini" del 1982 presenta 4 ballerini nei quali progressivamente emergono testa e braccia che ,negli utimi due, catturano l'aria come ali di areoplano, le gambe allineate nelle calzamaglie nere accompagnano il volo, sollevandosi e spingendo con un movimento che esprime e trasmette grande dinamicità e forza.
Gli anni '90 chiudono la mostra con un quadro "Buio inquinato" realizzato con tecnica mista e un altro "Ghiacciaio" che vede l'applicazione di smalto su tela PVC preparata al computer.
Sicuramente una bella mostra ,con opere da vedere, capire e gustare.

Recensione di Maria Di Tano
Latina 17.6.08
Pubblicato sul quotidiano "Il Nuovo Territorio" di Latina
il 22.5.08

sabato 17 maggio 2008

Articolo "Poesie e scrittura"

Il poeta Mario Luzi diceva che "scrivere poesie" è un lavoro che fa bene all'anima perchè "si ricompone " se stessi, ed è vero la poesia ci rende migliori, più forti , ci "riordina" e ci " ricompone" perchè sana le lacerazioni e diminuisce le distanze , con la poesia poi ci riappacifichiamo con noi stessi , noi riagganciamo ,quasi prendendola al volo con un "lazo", quella parte di noi che ferita era volata via.

Ma anche la scrittura non poetica "guarisce",scrivere è non sentirsi soli , è rendere più leggere le cose , i ricordi , i pensieri che tutti insieme si staccano da noi e vanno a trovare un altro luogo , si posano sul foglio bianco e da lì sorridono e ci parlano.
Insieme troviamo la soluzione ai dolori - i nostri ospiti indesiderati ma ricorrenti - ai problemi.
Insieme noi e le nostre parole scritte diamo vita ad una delle cose più belle che ci sono :I PROGETTI che danno a noi uomini lo sguardo sul futuro e la fiducia in noi stessi e negli altri.
Con i progetti , che costruiamo con le nostre parole , noi gettiamo un PONTE sul futuro e come
i romani ritenevano il fare i ponti (ponti-fex) una cosa sacra , tanto da dare il nome di pontefice ai loro sacerdoti , così per noi "fare ponti" tra il presente e il futuro assume un valore salvifico.

sabato 26 aprile 2008

Mostra.Lucio Fontana scultore



Nei locali della Galleria Nazionale d'Arte Moderna ,si può visitare in questi giorni e fino all'11 maggio, la mostra" Lucio Fontana. Scultore ".
L'allestimento presenta sale che ripercorrono a ritroso - da un punto di vista cronologico - alcune fasi importanti della produzione artistica del famoso scultore italiano.
E così la prima sala presenta i famosi "Concetti spaziali.Natura". Una serie di grandi palle di bronzo dalla superficie irregolare - quasi fosse plastilina aggiunta e non levigata - e ognuna di esse presenta grandi buchi deformanti e spaccature attorno alle quali la materia si accumula con grumi. Diverse le interpretazioni di queste opere, la più famosa delle quali è certo quella di Argan che le interpreta come espressioni di un mito "ctonio ,relativo a divinità legate a forze sotterranee, sismiche..".
Certo che quei "buchi" hanno l'aspetto di "ferite" inquietanti perchè deturpanti la sfera ,immagine di armonia e simbolo rassicurante.

Ma il lavoro sulla materia si ricollega ad un altro gruppo di opere , di una decina di anni precedenti, e cioè le sculture Teresita, Donna con fiore e Medusa, realizzate in ceramica colorata e riflessata. Sono opere molto belle accomunate da un'identica caratteristica che è la materia increspata agitata come un mare mosso dalle onde , con continui "grumi" - simili a quelli che si addensano attorno alle aperture di "Concetti spaziali.Natura" - ma che ,in queste sculture,
danno l'idea di una forma si fa strada ed emerge dal magma indistinto del materiale raggrumato.


C'è poi la sezione dei Disegni che espone un gran numero di quadri in cui il disegno è l'elemento essenziale, ma correlato alla ricerca spaziale parallelamente operata da Fontana nella scultura.


Tra le tante opere c'è poi il gruppo -assimilabile ai famosi "tagli" presenti in altre sale- di dipinti che presentano piccoli fori uniformi realizzati su tele monocrome.
Quei piccoli buchi in sequenze formano serpentine e intrecci vari , dove noi possiamo individuare forme diverse a seconda del punto di vista e così nel quadro in olio su tela bianca -Concetto spaziale del 1950- i buchi sono tante piccole stelle nere che spiccano sul bianco , come un cielo stellato alla rovescia ma ugualmente luminoso.

Recensione realizzata da Maria Di Tano
Pubblicata sul quotidiano Il Nuovo Territorio di Latina il 27.04.08

sabato 12 aprile 2008

Articolo "Il potere delle Credenze"

Le Credenze o Convinzioni sono i nostri filtri per l'interpretazione della realtà, sono le vie della nostra mappa mentale o più chiaramente rappresentano la sensazione di assoluta certezza riguardo qualcosa. Esse guidano la nostra vita e purtroppo spesso la persona non ne è consapevole, il problema è che ci sono credenze limitanti e credenze potenzianti e quelle limitanti purtroppo remano contro quelli che sono i nostri desideri e obiettivi di vita che consapevolmente ci poniamo.
Queste credenze, che sono appunto alla base della nostra visione della vita, non sempre però provengono da noi stessi, possono venirci da idee e condizionamenti messi in atto dalla famiglia oppure dalla società in cui siamo vissuti oppure da nostre interpretazioni "soggettive" di avvenimenti, interpretazioni spesso "falsate" da stati emotivi alterati.
Per avere il controllo della nostra vita - per prendere per così dire il timone della nostra navicella- dovremmo quindi in primo luogo capire quali sono queste credenze- e ce ne sono per ogni ambito della nostra vita- , vedere se sono potenzianti o depotenzianti , se ci hanno fatto bene o male ,se ci hanno fatto progredire o meno, capire poi se le condividiamo veramente o se ci sono state imposte e poi decidere quali lasciare e quali cambiare.
Come sempre la consapevolezza e la conoscenza sono alla base di ogni nostro progresso verso una vita più bella e felice e c'è poi bisogno del coraggio e dell'azione senza i quali non ci può essere davvero nessun vero cambiamento e miglioramento.

Dopo essere venuta a conoscenza di questi concetti tramite dei libri di alcuni importanti formatori italiani e americani che hanno studiato e applicato i principi della PNL e dei corsi che ho
frequentato ,l'ultimo proprio riguardante la PNL pratica "Practitionner", devo dire che vedo costantemente attorno a me dei comportamenti che evidenziano i concetti che ho indicato sopra.
Spesso poi le persone quando non riescono a raggiungere dei loro obiettivi- perchè frenati da
credenze limitanti, dicono a stessi "..non faceva per me..", "..non lo volevo veramente.." e così la scusa migliore è METTERE IN DUBBIO L'OBIETTIVO.

C'è poi il pensiero costantemente negativo e pessimista e così come dice Richard Bandler - uno dei padri della PNL :
"La maggior parte delle persone pianifica il peggio. Pensa a quello che potrebbe andare storto e poi lo applica alla perfezione"

Penso davvero che una maggiore conoscenza di se stessi e certe moderne acquisizioni - come quelle messe in evidenza dalla PNL - che permettono agli uomini una maggiore consapevolezza, andrebbero insegnate a scuola e probabilmente così ci sarebbero in giro più persone contente
al timone della loro vita..

giovedì 3 aprile 2008

Poesia "Neve"


Ti guardo e sorrido
mentre parlo piano parole leggere,
la gioia tra di noi,
palpabile e certa.

Bianche distese di neve intorno
e vette incontaminate
nei nostri occhi.
E la luce risplende
ancora ..e ancora.

Mostra su "L'Ottocento"



La mostra di pittura su l'Ottocento, che si sta tenendo alle Scuderie del Quirinale a Roma, presenta un gran numero di importanti quadri relativi a varie correnti artistiche e ai vari periodi storici dell'Ottocento , un secolo denso di importanti cambiamenti per il nostro Paese.


E così si va dall'epoca della Restaurazione e delle lotte risorgimentali ,che portarono all'Unità d'Italia, al periodo della fine del secolo attraversato da cambiamenti epocali , dalle lotte sociali e dalla nascita della classe operaia, in seguito all'inizio della Rivoluzione Industriale.
Sono molti gli artisti e le opere presentate nella mostra la cui scelta ,in maniera significativa , esprime sia il senso storico del periodo, sia le peculiarità artistiche dei vari movimenti e così si spazia dai ritratti neoclassici di Andrea Appiani alle opere risorgimentali di F.Hayez ,dalle rappresentazioni romantiche della natura della Scuola di Posillipo, alle opere dei Macchiaioli che rispecchiano la realtà sociale dell'Italia Unita.

Molte le opere celeberrime : dal "Ritratto di Bonaparte" di Appiani al "Bacio" di F.Hayez , da "In vedetta" di Fattori a "Ritorno alle Corse" di De Nittis , da "il Quarto Stato" di Pellizza da Volpedo a "La mattanza di Favignana" di Leto .
Nel "Bacio" di Hayez - presentato nel '59 a Brera come simbolo dell'amore da cui nasceva la
nazione - il centro figurativo della composizione non sono tanto le due bocche, che si toccano appena, ma l'inclinazione sensuale del corpo della ragazza che aderisce al corpo dell'uomo - con quell'azzurro brillante del vestito che satura la visione - e le mani di lui che le tengono la testa e il volto, con tutte le sue forze protese verso quella bocca.


Altre mani in evidenza sono quelle presenti nel Quarto Stato di Pellizza da Volpedo, dietro ai due uomini che avanzano sicuri con lo sguardo fiero e determinato fisso in avanti - simbolo del progresso che avanza - c'è la folla di uomini,donne e ragazzi e molti di loro "parlano " con le mani: con le palme aperte verso l'alto o il basso oppure strette nei pugni , spiegano, dimostrano, indicano oppure esprimono rabbia.


E' un quadro che affascina e cattura : c'è la fierezza della battaglia nei volti dei moderni eroi di un'Italia che cambiava.




Altro quadro particolare , anche se poco noto, è "Prima pioggia" di Luigi Nono , rappresenta
un campo fiorito -probabilmente un camposanto- le montagne sullo sfondo e al centro una donna anziana con il grembiule , china nell'atto di piantare un ombrello vicino a degli stendardi.
Il suo atteggiamento è dimesso , quotidiano e sembra proprio di vedere un'abitante di uno dei tanti paesi italiani, come sempre si incontrano quando si va a visitarli. E' il simbolo di un'umanità
dolente , ma coraggiosa : visita un cimitero e si ripara dalla pioggia e l'artista proprio nel momento di cogliere quei gesti ,così umani anche se così semplici, riesce a dar vita e a rappresentare dei sentimenti universali.


Recensione di Maria Di Tano

venerdì 29 febbraio 2008

Mostra "Nostoi" - I ritorni




Nelle splendide sale del Palazzo del Quirinale si è tenuta nei mesi passati e si sta chiudendo in questi giorni la mostra denominata "Nostoi" che espone dei tesori d'arte trafugati negli anni in Italia e collocati in collezioni e musei privati di vari paesi del mondo - in particolare il Paul Getty Museum.
Tali opere d'arte sono rientrate in Italia grazie ad una pressante e proficua attività diplomatica
portata avanti soprattutto dal nostro Ministero dei beni Culturali.

La denominazione della mostra Nostoi che in greco stava a indicare i cicli epici che raccontavano il ritorno a casa degli eroi , sta appunto ad indicare il ritorno di opere che sono autentici capolavori dell'arte ,alcuni veri unicum.
La maggior parte di opere consiste in ceramiche : vasi greci da un protocorinzio ai vasi attici a figure nere e a quelle più tarde a figure rosse e poi un folto numero di ceramiche apule.

C'è una grande folla, in fila paziente sotto il sole di una calda giornata invernale , davanti al Palazzo del Quirinale e certo la gratuità della visita ha favorito l'afflusso , ma considerando
che le ceramiche sono spesso le "cenerentole" tra le preferenze dei visitatori di un museo, quella folla, che sfila ordinata davanti alle bacheche , è di sicuro una piacevole sorpresa.
Sono in mostra grandi hydriae,anfore e crateri usati per trasportare e contenere i liquidi e poi kylix,oinochoe e coppe usate per attingere e versare.

Davanti agli occhi le immagini severe, austere delle figure nere con quella particolare accuratezza del segno caratteristica di queste raffigurazioni e poi figure rosse isolate , maestose
nelle ampie campiture delle grandi hydriae, immagini rappresentanti i miti dell'antica Grecia
che, con la loro imponente ed essenziale presenza , richiamano alla mente i protagonisti delle grandi tragedie greche ed anche la solennità delle grandi statue.

Tanto diverse invece le ceramiche apule così affollate , chiassose quasi , i personaggi presentano tratti più rotondi , popolari . Le figure rimandano una all'altra , si chiamano quasi, come in un antico foro romano affollato di viandanti e di venditori che vociferano , così diversi dalla compassata e rigorosa presenza degli eroi e dei personaggi greci.
Sorrido pensando alla piacevolezza e all'allegria delle raffigurazioni delle ceramiche apule ,riflettendo su come ,già in tempi così remoti emergano alcuni tratti salienti delle nostre popolazioni.


La mia visita allietata dalla presenza di un amico carissimo , finalmente ritrovato dopo molto tempo - un vero giorno di nostoi - , termina davanti all'imponente maestosa statua di Vibia Sabina : il volto dolce ma reale , la postura "di stampo ellenistico" , il panneggio morbido che crea diagonali incrociate sulla figura , e poi quella mano che regge delicatamente un lembo della veste:
un gesto elegante che si rivede e si ripete nei secoli , pur con diversi vestimenti, nell'atteggiamento delle donne "gentili" , connotandole nella loro femminilità.




Recensione a cura di Maria Di Tano

martedì 5 febbraio 2008

Mostra di Giuseppe Penone

In questi giorni sono in mostra a Villa Medici -sede dell'Academie Francais- di Roma, i lavori di Giuseppe Penone , un artista che fa parte della cosiddetta "Arte Povera", una tendenza artistica in cui "..c'è la scoperta,la presentazione, l'irruzione del valore magico e meravigliante degli elementi naturali"-G.Celant.


Giuseppe Penone lavora il legno, il marmo , il bronzo con i quali ricostruisce forme naturali, piegando la materia a significati e trasfigurazioni che la mettono in relazione con l'uomo.

Ne "La natura delle foglie" -opera composta con carbone ,pastello e nastro adesivo su vetro - le foglie disegnate sono impronte diafane, trasparenti eppure reali nei loro colori : il rosso scuro del bosco in autunno e il marrore e il nero della terra.
La "Scultura di linfa" del 2006 è realizzata con legno di cedro e resina vegetale.
C'è un grande blocco di legno di cedro con al centro una macchia di liquido rosso scuro che si è allargata liberamente sulla superficie , riflette la luce e sembra appena versata , come del caffè o del vino rosso versati incautamente da
mano umana : l'uomo macchia, sporca la natura che invece è immobile , indifferente.

"Pelle di foglie" del 2005 consiste in tronchi e rami composti che si tengono dritti su tre piedi ed hanno alla sommità un intrico di rami più piccoli che fini-
scono con foglie di bronzo. Posti su un suggestivo scalone interno della Villa, tendono uno dopo l'altro le braccia al cielo, spingendo anche lo spettatore a guardare "oltre" verso il cielo , dove... c'è la risposta. I nodi di rami si liberano d'improvviso , con uno scatto che indica la vastità infinita degli spazi celesti, c'è tensione drammatica , ma anche la tensione di una ricerca.
Chiudo questa breve recensione parlando di "Un anno di bronzo" - opera del 2006 - ,è una composizione di grandi dimensioni, dove accanto ad un supporto di legno di cedro c'è un tronco in bronzo lavorato in centinaia di scaglie sovrapposte , come sono gli alberi nei boschi e come quelli ha una solidità maestosa : un monumento alla natura.

Recensione di Maria Di Tano

sabato 2 febbraio 2008

Poesia "I venti"

Rari ma impietosi i venti del Nord soffiano talvolta su di me,
vacilla allora la nave e sembra affondare.
In quei giorni il sole trascolora,
immagine vaga per chi ha perso il sentiero.

Ma un nuovo giorno torna
e splende e urge il desiderio di vita.

venerdì 18 gennaio 2008

A proposito della "scrittura"


Riporto di seguito una bella immagine della scrittura che fa parte delle "Lezioni Americane" che lo scrittore Italo Calvino tenne all'Università di Harvard nel 1984.

Questa definizione di Calvino con l'immagine finale delle dune mi è sembrata bellissima!


"Comunque tutte le "realtà" e tutte le "fantasie" possono prendere forma solo attraverso la scrittura nella quale esteriorità ed interiorità, mondo e io , esperienza e fantasia appaiono composte della stessa materia verbale; le visioni polimorfe degli occhi e dell'anima si trovano contenute in righe uniformi di caratteri minuscoli o maiuscoli, di punti,di virgole, di parentesi; pagine di segni allineati fitti fitti come granelli di sabbia rappresentano lo spettacolo variopinto del mondo in una superficie sempre uguale e sempre diversa, come

le dune spinte dal vento del deserto."

mercoledì 9 gennaio 2008

La Video-animazione di Avish Khebrehzadeh

C'è in questi giorni al MACRO -Museo di Arte Contemporanea di Roma- la mostra dell'artista iraniana Avish Khebrehzadeh , vincitrice nel 2003 del Premio Giovane alla Biennale di Venezia. Sono in visione una serie di quadri e
un' animazione multimediale che mi ha colpito particolarmente.

L'opera dal titolo Solace,so Old,so New 2007 è composta di tre grandi pannelli in uno dei quali c'è un paesaggio naturale: rocce,colline e sullo sfondo il mare con una nave. D'improvviso due grandi delfini attraversano lo spazio , sono grandi e fluttuano nell'aria leggeri. Poi uccelli colorati giallo ocra volteggiano nello spazio, seguiti da una sagoma di uomo che attraversa il sentiero e poi svanisce.


C'è una musica lieve e delicata di sottofondo, ma ciò che dà vita al tutto sono le figure proiettate che rendono animato lo spazio e interagiscono con esso.
I disegni sono realizzati a grafite e inchiostro su carta che ,ad una visione distante, danno un senso di leggerezza e precisione insieme.
Gli altri due riquadri rappresentano l'uno gli ambienti di una casa e l'altro una piazza e sono anch'essi animati da sagome umane.
Ma anche quì gli animali sono i veri protagonisti, oltre i delfini e gli uccelli compaiono un elefante , un capriolo ,un cavallo all'interno dei vari riquadri, ma i delfini , gli uccelli e le meduse attraversano tutti e tre i riquadri circondati da un alone pulsante.
C'è un'atmosfera lieve, delicata ,sognante , ci si siede di fronte e il tempo passa veloce e si è come trasportati in un'altra dimensione.
Lo spazio piatto del disegno si anima con la presenza degli animali che si muovono liberamente dentro tutto lo spazio , mentre gli uomini rimangono relegati nei confini dei loro ambienti.

Sembra quasi che solo gli animali conoscano la vera libertà , escono dai riquadri , dai confini e non sono ristretti nei gesti quotidiani nei quali gli uomini, che compaiono , sono impegnati ,con gesti calmi ma ripetitivi ,anonimi,privi di scatto
e questo : il rimanere legati ad una quotidianità che spegne la libertà, sembra essere la vera costrizione degli uomini.

Lettura critica dell'opera di Maria Di Tano