venerdì 30 dicembre 2011

Mostra Homo Sapiens

Presso il Palazzo delle Esposizioni-http://www.palazzoesposizioni.it/ la grande mostra “Homo Sapiens.La grande storia della diversità umana” , illustra le fasi più antiche della storia dell’Umanità ,illustrando con pannelli didattici e reperti la diffusione della specie umana nei continenti.




La mostra è divisa in sezioni : Mal d’Africa : mostra la comparsa della specie umana in Africa e le migrazioni negli altri continenti. “La solitudine è un’invenzione recente” presenta la convivenza della specie homo sapiens con l’uomo di Neanderthal ed altre .
I Geni,i Popoli , le Lingue” mostra gli aspetti della vita dell’uomo nel Paleolitico.
Tracce di mondi perduti” illustra gli aspetti della vita dell’homo sapiens innescatesi con la Rivoluzione Neolitica .
E’ questa la sezione che maggiormente colpisce e stupisce lo spettatore perché mostra l’antica diversità biologica delle specie animali e vegetali che le migrazioni e le ibridazioni hanno fortemente intaccato . E così ecco comparire nelle varie sale delle ricostruzioni , a grandezza naturale , di animali di grandi dimensioni ,da secoli irrimediabilmente estinti.



Si può vedere così il Moa gigante della Nuova Zelanda , uno struzzo enorme , lo accompagna un cartello che spiega come all’arrivo di J.Cook nel 1778 alle isole Hawaii, si erano già estinti il 70% di uccelli,rettili e piante endemiche a causa delle precedenti colonizzazioni per l’ alterazione degli ecosistemi, causata dall’introduzione di animali non autoctoni e dalla deforestazione.
Mostra Homo Sapiens
Poco più avanti c’è il Dodo , un columbide gigante , definito l’icona dell’estinzione , estinto perché topi e maiali ,immessi nel territorio delle isole Mauritius, mangiavano le sue uova.

Un interessante cartello mostra anche l’evoluzione delle Lingue nel Mondo e il processo di estinzione delle lingue più deboli .
Chiude la mostra la sezione riguardante l’Italia che presenta un gran numero di interessanti reperti come la tavola “messapica” con iscrizioni , la tavola “iuguvina” dall’Umbria, la Chimera d’Arezzo e la prima edizione a stampa della Divina Commedia .

Questa sezione si intitola “Italia,l’Unità nella Diversità” e mostra come il territorio dell’Italia , per i continui processi migratori, sia stato arricchito dalla sua diversità biologica e culturale .



venerdì 23 dicembre 2011

Pantani d'Inferno.Parco Nazionale del Circeo



C’è una località vicino Sabaudia e all’interno del Parco Nazionale del Circeo-http://www.parcocirceo.it/- , il cui nome evoca immediatamente immagini terribili di quando la palude copriva estesamente questi territori, il luogo infatti è chiamato Pantani d’Inferno, ma, nonostante il nome, è uno dei posti più belli e importanti del Parco nazionale del Circeo.

Pantani d'Inferno.Lago di Caprolace


Infatti questo posto è un punto di svernamento di uccelli migratori .
Si trova a lato sud del Lago di Caprolace uno dei quattro laghi costieri che caratterizzano la zona umida del parco del Circeo e che sono protetti dalla Convenzione Internazionale di Ramsar che comprende le Zone Umide di importanza internazionale .

Una strada costeggia i Pantani d’Inferno, permettendo, a tutti gli appassionati, di effettuare comodamente dalla macchina il birdwatching ed avere la bella sorpresa di scoprire uccelli in sosta o in cerca di cibo .
Recentemente vi sono stati avvistati anche due esemplari dei rari cigni reali. Quasi sempre una garzetta staziona proprio al bordo del lago , un po’ più in là, ma visibili solo con il binocolo, si possono notare altri uccelli .

Domenica 4 dicembre è una domenica piovosa , ma fruttuosa per l’osservazione degli uccelli migratori.
La prima tappa è il canale che unisce il lago di Fogliano con il vicino Canale Rio Martino e infatti
sui pali di legno, che si trovano nel corso d’acqua, si può notare dapprima un esemplare di airone cinerino , è un uccello bellissimo esile ed elegante nel suo manto grigio , è caratteristico anche per la sua abitudine a rimanere immobile per lungo tempo , quasi una sentinella impeccabile nel suo turno di guardia.
Poco dopo ecco arrivare un airone guardabuoi , con i caratteristici colori bianchi e gialli del suo piumaggio, anche il corpo è più corto e robusto e meno immobile sul suo immancabile palo.

La seconda tappa è proprio i Pantani d’Inferno e vi si arriva percorrendo la strada detta “litoranea” che costeggia la Foresta del Parco del Circeo, girando verso la località Sacramento.
Nella striscia di terra che divide il lago dall’acquitrino vicino ecco infatti l’immancabile garzetta : è un po’ accucciata sembra riposare.
Ad un certa distanza sul bordo del lago di Caprolace ecco apparire un airone bianco : è in piedi e lo si può ammirare in tutta la sua altezza e bellezza.

Più avanti dei cormorani fanno asciugare le loro ali nere su un tronco che si protende sulle acque.
Parco del Circeo.Lago di Sabaudia
Vicino si vedono le acque un po’ agitate e così mettendo a fuoco il binocolo si inquadra una coppia di germani reali : la femmina con la sua caratteristica livrea marrone e il maschio con il suo bel collare verde smeraldo . Dopo un po’ arriva anche una strolaga minore con la sua andatura eretta , ogni tanto si tuffa nell’acqua alla ricerca di cibo.

Diverse macchine sono ora ferme e per fortuna anche qualche semplice elemento di natura attira visitatori , cosa che dovrebbero sempre avere presente gli amministratori locali quando programmano e gestiscono interventi invasivi e cementificatori sui territori.









venerdì 16 dicembre 2011

Disegni di L.Caimmi al "Chiodo" di Sermoneta

Presso la Galleria d’Arte “il Chiodo” di Sermoneta si sta tenendo in questi giorni e fino al 27 gennaio una mostra di disegni dell’artista Luca Caimmi.

I disegni hanno costituito l’illustrazione del racconto di Emilio Salgari “L’Isola di Fuoco”.
Il racconto fu scritto da Emilio Salgari nel 1831, riprendendo la vicenda dell’isola chiamata “Ferdinandea” , emersa l’anno prima improvvisamente davanti a Pantelleria e inabissatasi poi con uguale rapidità.

Luca Caimmi ha quindi interpretato la vicenda narrata da Salgari , introducendo un richiamo anche alla tragedia ambientale dell’inquinamento del Golfo del Messico a causa del naufragio di una petroliera.

I disegni netti e nitidi hanno una loro “solidità” che rende molto vicini gli eventi ,quasi tangibili.
Il disegno con maggior forza rappresentativa è quello dove si vede uno scoglio roccioso con sopra un faro , inclinarsi nel mare. Margini infuocati emergono dal contorno delle rocce e delle costruzioni.

L’altro rappresenta degli uomini che cercano di circoscrivere un ‘enorme macchia nera nel mare
con un cordone arancione Tra il nero del petrolio c’è la luce brillante dell’arancione che richiama il fuoco che però ha un effetto per niente terribile , ma di gentile leggerezza coloristica, collegata com’è con il delicato celeste del mare circostante.

In un altro quadro compare in primo piano, solida e massiccia, la prua della nave dalla quale piccoli passeggeri osservano la fiamma lontana dell’isola che si inabissa.

venerdì 9 dicembre 2011

Canale Linea Pio.Via Appia

Canale "Linea Pio"
La Via Appia,che a Roma costituisce l’asse portante del Parco dell’Appia Antica, nel tratto che va da Latina a Terracina, assume un aspetto paesaggisticamente molto interessante perché è affiancata, lungo tutta la sua lunghezza, dal Canale detto “Linea Pio”.

Questo ampio canale, che in autunno e primavera si alza gonfiandosi delle acque piovane, presenta una fitta vegetazione di canne ed è frequentato da varie specie di uccelli : piccole anatre che pacificamente galleggiano sulle sue acque e, d’inverno, da aironi cenerini.
Airone cinerino
 Questi magnifici uccelli migratori, alti ed eleganti nella loro fisionomia affusolata, , stazionano al mattino immobili sulle rive, a distanze quasi omogenee, silenziosi guardiani di un angolo di natura che, curiosamente, stride con il traffico fitto di auto che percorrono la Via Appia.




 La storia di questo canale accompagna la storia della Bonifica delle Paludi Pontine ,http://www.bonifica-agropontino.it/ una storia antica che vede interventi di prosciugamento delle acque durante vari secoli.
Il Papa Pio VI (papa Braschi), salito al soglio pontificio nel 1777, governava lo Stato Pontificio il cui territorio andava da Cesena a Terracina e fu proprio lui a scegliere l’impresa cui affidare i lavori di prosciugamento delle paludi pontine, così come già fatto per le zone paludose delle Romagne.

E fu sempre Papa Pio VI a suggerire al tecnico dirigente dell’impresa di costruire un canale che corresse parallelo all’Appia . Il terreno si rivelò favorevole alla costruzione di questo canale come collettore principale delle acque del Comprensorio.I lavori furono poi proseguiti dai successori fino alla costituzione nel 1862 del Consorzio della Bonificazione Pontina. Quindi in onore di Pio VI, a cui si deve la costruzione del canale, il nome” Linea Pio”.



Dal famoso “Viaggio in Italia” di Wolfang Goethe abbiamo una testimonianza diretta di questi luoghi nel 1787 : “Ci mettemmo in cammino alle tre di notte:All’alba ci trovammo nelle Paludi Pontine che non sono così tristi a vedersi come,di solito, si rappresentano a Roma.Non si può giudicare fuggevolmente una così lunga e grande impresa che i lavori, ordinati dal Papa, raggiungeranno almeno in gran parte, lo scopo desiderato. Ci si immagini una vasta vallata,che si estende dal Nord al Sud con lieve pendio, troppo profonda all’est dal lato della montagna, ma troppo elevata all’Ovest dal lato del mare. Su tutta la sua lunghezza , in linea dritta, è l’antica Via Appia restaurata. A destra è scavato il canale principale per il quale l’acqua scorre lievemente. Con questo mezzo le terre situate a destra dalla parte del mare sono disseccate e buone per l’agricoltura.”








 























venerdì 2 dicembre 2011

Monte Ruazzo.Parco degli Aurunci

Monte Ruazzo
Domenica 27 novembre una splendida giornata di sole fa da corona ad una bella ed affollata escursione su Monte Ruazzo una delle cime del Parco degli Aurunci –http://www.parcoaurunci.it/ –.

Vi partecipano vari gruppi del CAI : quello di Latina –http://www.cailatina.com/ e i gruppi CAI di Fondi e Itri.
Accompagnati da una guardia del Parco degli Aurunci percorriamo, dopo un tratto di strada sterrata, gli antichi tratturi della transumanza del bestiame ,quando,all’arrivo della neve, il bestiame veniva portato a valle.

Si attraversa poi un bel bosco dove i piedi affondano in un alto tappeto di foglie multiformi :aceri , carpini e faggi.
Alla Forcella di Campello incontriamo un gruppo di scout …. È sempre piacevole vederli : a contatto con la natura sviluppano il senso di responsabilità e collaborazione.

Si devia a sinistra ,salendo in modo più deciso. E’ la zona dei “pozzi della neve” ce n’è uno grande
che dal basso si nota per un muretto circolare ricoperto di muschio.
Monte Redentore
Avvicinandoci vediamo che è profondo tutto rivestito da pietre di calcare , con una scala che scende fino al fondo , è il più grande che abbia mai visto e ricco di colori perché il bianco della pietra è quasi interamente ricoperto dal verde del muschio, che risalta sopra il marrone intenso del tappeto di foglie. In questi pozzi fino all’inizio del Novecento si conservava la neve che poi veniva portata nei paesi posti più a valle e venduta per usi alimentari.



Poco più su c’è una profonda cavità che si apre nel terreno ,l’apertura è stretta e da l’idea di essere un “abisso”,ma non sembra essere stato esplorato.
Ci avviciniamo al Monte Ruazzo e saliamo in modo sempre più deciso fino ad arrivare alla cresta che si deve percorrere per arrivare in cima . E’ qui che ci attende una bella sorpresa più in basso si sono addensate le nuvole che coprono tutto in un soffice manto, emergono però altre cime che riusciamo a riconoscere : più a nord la triangolare cima di Monte Le Vele e più a sud la cima rocciosa del Monte Redentore, con alle spalle l’alto e più arrotondato Monte Petrella.

Dopo aver consumato un pasto allegro, con cibi condivisi, cominciamo la discesa ad anello passando per Forcella Le Mesole, per poi percorrere, di nuovo, un lungo tratto a mezza costa in mezzo ad un fitto bosco.


venerdì 25 novembre 2011

La Valle dei Calanchi.Civita di Bagnoregio



Valle dei Calanchi
Il borgo di Civita di Bagnoregio riserva ai suoi visitatori oltre la splendida visione del paese arroccato su una rupe e collegato al paese di Bagnoregio dal lungo ponte, anche lo splendido spettacolo della Valle dei Calanchi.
C’è un sentiero che permette di visitare parte della Valle e di arrivare a vedere le curiose formazioni rocciose che la caratterizzano .
Il sentiero parte direttamente da Civita , alla fine del borgo, scendendo si attraversa l’antico tunnel , costruito dagli Etruschi , detto del “Bucaione” .
Si passa quindi in un tratto di campagna dove enormi castagni costeggiano il sentiero.
Dopo aver percorso un tratto in salita si arriva in un punto più aperto, dove cominciano a vedersi queste particolarissime formazioni argillose ed esili rocce di conglomerati.

Su un’altura è posto un alto e stretto muro di roccia stratiforme che richiama un enorme “Muraglione” , cerchiamo di identificarlo, con i nomi riportati dalle informazioni di una piccola guida turistica, con la cosiddetta “Cattedrale” o “Il Montione”.
Più avanti c’è la vera sorpresa : un sottilissimo , lungo e alto muro di roccia , solo rimasto dall’erosione che le acque piovane provocano su questa roccia friabile, fatta di argille risalenti al periodo del Pliocene. Una specie di ponticello in legno , rimane ,in equilibrio instabile , a metà del muro di argilla., che divide parte della valle, per finire su una più stabile formazione rocciosa ricoperta di vegetazione , dove è posta anche un’abitazione di campagna.

Il bianco dei calanchi risalta nel sole della giornata , davvero non sembra un paesaggio italiano assomigliando di più ai paesaggi orientali della lontana Cappadocia.
La vista percorre il susseguirsi di colline erose coperte in alto dal verde della vegetazione e tagliate lateralmente dalle voragini e solchi dell’erosione, che creano formazioni particolari quasi “contrafforti” di chiese “naturali”.http://www.youtube.com/watch?v=VMmU5aaTCEQ - 84k

Non si riesce a percorrere tutto il sentiero ,compiendo un anello, perché in basso è in atto una “battuta di caccia al cinghiale”…. il Lazio quest’anno è letteralmente “invaso” dalla caccia al cinghiale.
Nella zona pianeggiante della Valle il bosco autunnale ci rallegra con i suoi colori variopinti e ritornando indietro verso Civita incontriamo una bella vegetazione fatta di querce : roverelle e cerri e poi ornielli , castagni ed esemplari di carpino bianco.

venerdì 18 novembre 2011

Civita di Bagnoregio

Esiste un paese nel centro d’Italia dove sembra che il tempo si sia fermato e che da lontano appare come una visione fantastica , come un sogno animato da luoghi antichi,  irreali,  dominati dal senso del magico. Questo paese è Civita di Bagnoregio -www.civitadibagnoregio.it, si trova in provincia di Viterbo , al confine con l’Umbria. Il borgo di Civita , una volta fiorente centro commerciale, è collegato al paese di Bagnoregio da un lungo ponte , varie volte crollato e ricostruito nel corso dei secoli.


La sua posizione , sopra un colle tufaceo, al centro di due profondi burroni del Rio Chiaro e Rio torbido, è la conseguenza di una lunga azione di erosione del terreno e di franamenti succedutisi nel corso dei secoli.
Quando la nebbia lo avvolge la sua visione si accresce di suggestione e mistero , emergendo da un mare di bianche e leggere nuvole.
Alcune persone e famiglie sono tornate ad abitare questo borgo , non molto tempo fa completamente abbandonato , ma ora popolato di turisti che affollano i negozi e il piccolo ristorante al centro del paese.
Un piccolo belvedere circonda metà del borgo e lì si possono notare deliziose abitazioni private, dove vasi con ortensie e begonie , di grandi dimensioni , sono circondati da pacifici e numerosi gatti.
La struttura del paese richiama la sua antica origine etrusca e poi romana , con la via principale il Decumano che taglia in due l’abitato , mentre al centro lo spazio aperto dell’antico foro ha come sfondo il bel Duomo di San Donato.
Il Duomo , affiancato da un campanile romanico, presenta una facciata in stile rinascimentale e , come molte importanti chiese, fu probabilmente edificato sopra un primitivo tempio pagano nel VII sec e poi nel XII e XVI sec modificato.
Le tre navate interne mostrano diverse opere d’arte di pregio : quali tele secentesche e settecentesche,affreschi antichi ,una tela raffigurante San Bonaventura, che qui nacque, e un bellissimo Cristo ligneo , oggetto di venerazione da parte degli abitanti di Civita e di Bagnoregio.
La figura ,scolpita da artista ignoto, con grande capacità e forza plastica e raffigurativa , ha la particolarità di mostrare il volto di Cristo in modo diverso a seconda le diverse angolazioni.
Alla fine del paese un tunnel , di origine etrusca , “Il Bucaione” porta ad un’altra meraviglia della natura : La Valle dei Calanchi .



venerdì 11 novembre 2011

Mostra :Viaggi,Sogni e Trame inattese

La Galleria Anna D’Ascaniohttp://www.galleriadascanio.it/-, in Via del Babuino 29, a Roma, presenta in questi giorni una raccolta di opere di artisti abruzzesi , presenti alla Biennale d’Arte di Venezia nel padiglione Abruzzo/Italia.

"Enea" di Giancarlo Sciannella

Nelle composizioni di Lea Contestabile , pur nella delicatezza dei materiali usati :ceramiche ,tele garze , irrompe il dramma del terremoto de L’Aquila e così le piccole casette poste in fila come una processione finiscono in bamboline di ceramica con arti spezzati .

Anche le preziose casette, cucite su tela e garze, si tingono di un nero carbone ,bamboline e case simboli entrambi di una distruzione esterna e interna ancora , a distanza di due anni , rimasta in sospeso e non risolta .
Giancarlo Sciannella usa materiali poveri per dare forma alle sue intuizioni artistiche e così in “Stelle Spente” appese alle pareti dei contenitori di ceramica grezza contengono legni carbonizzati che riempiono tutto lo spazio circolare , il contrasto con il bianco delle parete esalta la sensazione della nuda materia sottoposta ad un processo di trasformazione.
Più esile e poetico il vascello sostenuto da rami, che sembra oscillare su un mare dove onde leggere conducono il vascello verso lidi lontani , cui richiama anche il nome “Enea” scelto per l’opera.

"Legittimità di Vulcanum" di Sandro Visca
Ironici e brillanti i lavori di Sandro Visca , in “Legittimità di Vulcanum” le fiamme lasciano andare lapilli che sono come coriandoli d’oro , la preziosità dei tessuti rende più accesi e brillanti le fiamme e i lapilli dorati ,immagini di vitalità e movimento.

venerdì 4 novembre 2011

Aceri e tassi sul Semprevisa



Una passeggiata lungo le pendici sud est del Semprevisa , regala in autunno la bellezza indicibile dei colori delle chiome degli alberi.

aceri
Pendici del Semprevisa


Al verde dei lecci, dei faggi,ancora per poco, dei tassi e dei grandi arbusti di rosa canina e biancospino, si mischia l’arancione e il rosso degli aceri rendendo l’escursione, pur dura per l’asprezza dei sentieri, una vera gioia per gli occhi.

E’ questo il versante del Semprevisa che si prende partendo dalla zona Longara di Sezze con direzione vetta del Semprevisa , una variazione porta alla sorgente “Acqua della Chiesa", una fonte molto conosciuta dai frequentatori della montagna e nei tempi passati anche dai numerosi pastori che un tempo popolavano queste zone della montagna.
E’ una zona importante, anche da un punto di vista ambientale, perché vede, più in basso, la presenza di grandi piante di tasso ,l’antica pianta dell’ordine delle conifere, la cui presenza in Italia è limitata a poche zone montuose.
E’ una pianta sempreverde zoofila perché si serve degli animali per riprodursi , gli uccelli infatti mangiano gli arilli ,il rivestimento del seme, disseminando poi i semi digeriti nel terreno.
In queste zone si trovano esemplari di tasso bellissimi, imponenti per altezza e per circonferenza del tronco.

Nella sorgente Acqua della Chiesa , si trovano in particolari momenti dell’anno anche esemplari della rara “salamandrina dagli occhiali” .
E’ una domenica di tiepido autunno e parte della montagna è occupata da invasive battute di caccia al cinghiale, guidati da Paolo,un profondo conoscitore di questi monti, guida del CAI di Latina -http://www.cailatina.com/-prendiamo un versante non toccato dai cacciatori. E’ proprio all’arrivo alla sorgente che si staglia davanti ai nostri occhi l’affascinante spettacolo degli aceri rossi e mentre siamo impegnati a fotografarli, ci accorgiamo, per il rumore sordo alle nostre spalle, dell’arrivo di bovini, si avvicinano a bere da vasche poste più in basso della sorgente .La nostra presenza li infastidisce e così ci spostiamo per permettergli il passaggio.

tasso
Tasso

La sorgente è racchiusa in un vascone ricoperto da muschio ed erbe, più in alto un gruppo di cavalli si inerpica tra la vegetazione, li raggiungiamo poco dopo e una bellissima cavalla marrone si ferma, quasi in posa, davanti alle nostre macchine fotografiche.

venerdì 28 ottobre 2011

Sacro Speco.Subiaco

San Benedetto da Norcia amava le zone dei Monti Simbruini -www.parcosimbruini.it- nel cuore del Lazio.

Da queste parti fondò ben 14 comunità di frati . Ma il luogo più importante è quello situato vicino
Affresco con San Benedetto
al paese di Subiaco dove in una grotta tra i monti passò un periodo di solitudine e ascesi spirituale rimanendo segregato in una grotta , dove un frate portava , calandolo dall’ alto ,un cestino con pochi viveri e acqua.
Da qui poi San Benedetto si allontanò per recarsi a Montecassino dove fondò il Monastero e dettò la Regola fondante dell’Ordine dei Benedettini.
Attorno alla cavità – speco – dove San Benedetto soggiornò ,fu quindi costruito il Santuario che è costituito di vari ambienti , con al centro la grotta e la Chiesa posta su vari livelli

Qui soggiornò anche San Francesco e qui è custodito un ritratto che gli fece un monaco che lo raffigura con un occhio più grande ,conseguenza di una grave infiammazione all’occhio di cui soffriva Francesco , come anche riferito dalle cronache . La rappresentazione senza aureola e con l’indicazione frater Franciscus , confermano l’autenticità del ritratto.
Affresco di Frater Franciscus

In questi ambienti sono presenti cicli di affreschi che vanno dal 1200 circa e sono della scuola del famoso pittore romano Pietro Cavallini, al 1400 circa della scuola senese , con la caratteristica ripresa di motivi bizantini, tipica dell’arte senese.
Gli affreschi rappresentano episodi della vita di San Francesco ,Santi, Eremiti , Papi – famoso è quello con Innocenzo III ,che aiutò questa comunità di frati , con sotto riportata una bolla papale da lui emanata.
Il piccolo giardino delle rose,dove anche San Francesco si recava per pregare, conclude la visita , si affaccia sulla valle e la vista dei monti di fronte è spettacolare

venerdì 21 ottobre 2011

Sentiero da Jenne a Subiaco


 Il Parco dei Monti Simbruini http://www.simbruini.it/ ,il parco più grande della Regione Lazio , possiede una grande varietà di ambienti eccezionali sia da un punto di vista paesaggistico , che storico e con grandi possibilità per le attività sportive : escursionismo,sci e mountain byke.




Come ci si inoltra tra i suoi monti salta subito all’occhio la verde distesa di piante che copre tutte le sue montagne e circonda anche tutti i suggestivi paesi , con un rispetto del territorio che è riuscito ad evitare un’urbanizzazione disseminata.





C’è un suggestivo percorso che parte dal centro del paese di Jenne –sede del Parco- e arriva al paese di Subiaco toccando prima quel gioiello unico di bellezza e suggestione che è il Santuario del Sacro Speco.

Il sentiero ripercorre un’antica mulattiera , lungo le gole del fiume Aniene ad un certo punto


arriva alla Mola Vecchia , costruita dai benedettini nell’XI sec.


L’antico Mulino si trova lungo un’ansa naturale del fiume , in un punto dove le acque fanno un piccolo salto. Qui si possono osservare le acque del fiume , ancora limpide e pulite , l’Aniene diventa più avanti uno dei fiumi più inquinati della Regione.




La giornata è limpida e il sole scalda l’aria diventata più fredda ,in questi ultimi giorni, il verde della vegetazione è forte e brillante e tutti i colori sono esaltati dalla particolare inclinazione della luce di Ottobre.



L’antico mulino permette di entrare e si può notare come i muri sono stati restaurati e una riproduzione in legno delle antiche pale giace di traverso , a causa probabilmente di lavori non ultimati.

Il posto è bellissimo e merita un restauro che lo valorizzerebbe e renderebbe più visitabile dai turisti.


Ad un certo punto si arriva al ripido sentiero che porta al Santuario del Sacro Speco che si vede dal basso incastonato nella roccia della montagna.

Quasi in cima alla salita, tra le fronde degli alberi , inaspettato e bellissimo, compare il romanico campanile del monastero di Santa Scolastica -la monaca sorella di San Benedetto , che precede di poco l’ingresso del Santuario.















venerdì 14 ottobre 2011

"Autunno alla Landriana".Mostra-mercato


Autunno alla Landriana-tavolo con zucche
 Nei giorni dal 7 al 9 ottobre , si è tenuta presso i Giardini della Landriana – http://www.landriana.com/ - ,(Ardea -Roma) la tradizionale mostra-mercato “Autunno alla Landriana”,dedicata al florovivaismo e al giardinaggio.
Molti e importanti vivaisti provenienti da varie regioni d’Italia e dall’Europa, hanno esposto ,nella suggestiva cornice dei Giardini della Landriana, una grande varietà di piante dalle più semplici , alle tapiù rare piante esotiche.
Per tutte le persone che amano la natura , nelle sue manifestazioni più vicine a noi :le piante e i fiori , la visita alla Mostra è una vera gioia per tutti i sensi ,sollecitati dagli inebrianti colori dei fiori e dagli intensi profumi delle piante aromatiche .



 Anche gli allestimenti sono in alcuni casi particolarmente belli e invitanti , tra i vari il tavolo con le varie zucche , di diverse forme e colori ,insolite e bellissime.
Anche i tavoli con mele e uve e quello con sorbole ,giuggiole e kakj sono belli e mostrano le varie
specie di frutti ,semplice la disposizione sui tavoli, ma interessante la varietà , spesso non conosciuta .


Mostra Orchidee

Stupisce poi l’esposizione di tanti tipi di tillandsie, le piante aeree che si nutrono delle sostanze presenti nell’aria.

Il banco delle piante aromatiche , pur nella sua semplicità, attira molti visitatori e acquirenti che portano via le piantine di timo, salvia, menta , basilico ,prezzemolo ,rosmarino, lavanda , erba cipollina e il variopinto vasetto di peperoncini.
Di un vivaista veneto è l’esposizione di piante acquatiche : delle ninfee con enormi fiori bianchi e rosa, contenute in enormi vasi pieni d’acqua.

Chiude la visita la mostra di orchidee, allestita dall’Associazione laziale delle Orchidee,piccola e delicata come i bellissimi fiori esposti.









venerdì 7 ottobre 2011

Duomo di Civita Castellana

La cittadina di Civita Castellana http://www.civitacastellana.com/ in provincia di Viterbo –nell’alto Lazio- centro di produzione di ceramiche artistiche , può vantare antiche origini (Falerii Veteres) e monumenti importanti : la Rocca cinquecentesca di Antonio da San Gallo e la romanica Chiesa di S.Maria Maggiore, duomo della città.
La Chiesa fu ultimata con il portico nel 1210 , alla sua costruzione lavorò l’importante famiglia di architetti e marmorari romani dei Cosmati.
Nel 1700 l’interno fu ristrutturato in forme barocche con unica navata.
La facciata ha un bel portico duecentesco con una fascia mosaicata , con resti di scritte in oro.

L’architrave e il mezzo rosone che sovrastano la porta , mostrano una fitta e varia decorazione di mosaici, distribuiti in varie fasce che si sovrappongono alternando le forme .

Cerchi , piccole stelle e triangoli rendono prezioso l’esterno e anticipano la caratteristica principale della Chiesa .

Infatti la bellezza e la particolarità della Chiesa risiedono nelle decorazioni e nel pavimento in stile cosmatesco – i Cosmati famiglia di marmorari e architetti romani lavorarono a molte delle chiese di quest’epoca del Lazio.

In questa chiesa però i mosaici pavimentali arrivano ad una bellezza di forme e ad una varietà di colori che la rendono unica e preziosa.

Nel pavimento il motivo del cerchio si inserisce in un modulo continuo di volute e spirali decorati con intarsi di marmi colorati con forme triangolari ,a stella e clessidra , in un variopinto e avvolgente gioco di forme che conduce all’altare e lascia ammirati i visitatori.

Di notevole valore è anche il sarcofago romano , che costituisce l’altare maggiore : è un sarcofago romano del IV sec. con altorilievi che raffigurano scene del Vecchio e del Nuovo testamento



venerdì 30 settembre 2011

Giornata Regionale dell'Escursionismo

giornata regionale dell'escursionismo




Il giorno 25.9.11 si è tenuta a Montecassino la Giornata regionale dell'Escursionismo,organizzata dal Gruppo Regionale CAI del Lazio http://www.cailazio.it/ e dalla sezione CAI di Cassino http://caicassino.net/ .


E così circa 300 iscritti ed escursionisti del Club Alpino Italiano , provenienti da varie provincie del Lazio , si sono ritrovati insieme all'abbazia di Montecassino per partecipare a varie escursioni , di diversa lunghezza, che hanno raggiunto i monti e le valllate che circondano l'abbazia.

spiegazioni all'Obelisco Queste sono le località dove si è svolta parte della storia del nostro paese : dall'abbazia di Montecassino fondata da San Benedetto e che ha dato l'avvio al monachesimo occidentale , alla linea GUSTAV che separava


l'esercito tedesco ,ocupante l'Italia , e quello degli Alleati che risalivano la penisola nel 1943/44.




La linea GUSTAV , che attraversava l'Italia dal Tirreno all'Adriatico , passava proprio da queste montagne e la battaglia di Cassino ('44) fu una delle più lunghe e devastanti battaglie di questo terribile periodo storico.


I percorsi escursionistici toccavano località importanti storicamente ,sia per le battaglie avvenute in varie epoche ,sia per gli insediamenti religiosi.


Emozionante è stato l'arrivo in una piccola valle dove una carrarmato saltato in aria recava iscrizioni con i nomi di soldati morti.


Un'altra tappa porta il lungo serpentone colorato di escursionisti sulla cima di una collina , dove un obelisco ricorda il sacrificio di tanti soldati polacchi che hanno combattuto nella battaglia di Cassino.

Arrivati all'Obelisco ,dove la vista dell'abbazia in basso e di tutta la piana è bellissima , si osserva un minuto di silenzio in onore del grande alpinista ,recentemente scomparso, Walter Bonatti.


Un pranzo consumato in allegria e convivialità , in locali contigui all'Abbazia ,chiude una bellissima giornata ,dove centinaia di persone hano potuto condividere ,con persone provenienti da varie parti del Lazio , il loro amore per la montagna e la natura.

venerdì 23 settembre 2011

"L'Ulivone".L'ulivo più grande d'Europa

L'ULIVONE Il Lazio è certamente una regione ricca di tesori d'arte ,paesaggistici e ambientali e così percorrendo le sue provincie , può capitare talora di imbattersi in sorprese inaspettate , qualcosa di bello e importante che è lì nel territorio e nessuno se lo aspettava.


E' così che un giorno percorrendo alcune parti della provincia di Rieti , l'antico territorio dei Sabini - popolo importante e potente che si fonda con i Latini dando vita alla civiltà di Roma- , mi capita di trovarmi davanti una di queste belle sorprese.



Nel territorio di Fara Sabina c'è la frazione di Canneto ,lungo la strada provinciale. E' una piccola frazione ,come tante se ne incontrano , ma ad un certo punto un cartello turistico porta l'iscrizione "L'ULIVONE.L'Ulivo più grande d'Europa" , con una freccia. Incuriositi (anche il nome è attraente! ) ,la seguiamo e così attraverso stradine sempre più strette e vari cartelli con L'ULIVONE e la freccia , si arriva ad una casa privata su una colllina.





Parcheggiamo un pò perplessi ,passando davanti la casa e in un cortile,dopo pochi metri però ci troviamo davanti all'ULIVONE : un ulivo di proporzioni enormi che si trova in uno spazio lasciato libero da altri alberi.


Un cartello spiega la storia dell'ULIVO e le sue dimensioni. Il fantastico Ulivone è un vero patriarca di 2000

anni - datazione fatta utilizzando la prova al carbonio 14 - ha una circonferenza di 7 metri , un'altezza di 15 metri e la chioma di 30 metri.
Gli antenati degli attuli proprietari (fam.Bertini) l'acquistarono nel 1876 ed una volta produceva 12 quintali di olive.


La maestosità dell'albero e la sua bellezza sono un vero spettacolo ...e così si rimane un pò incantanti a guardarlo ed io sono grta per questo miracolo della NATURA!!



In questi ultimi giorni però in un'altra parte del territorio del LAZIO , sui Lepini (in provincia di Latina) qualcuno dava fuoco ad altri alberi , incendiando le pendici del SEMPREVISA e mandando a fuoco ettari di pineta(circa 60) e alberi di ulivo , con un evidente attacco doloso che ripete di poche settimane quello promontorio del Circeoperpetrato ai danni del Parco del Circeo : promontorio e foresta planiziaria.


Interessi privati e di lucro distruggono ogni annno un patrimonio importantissimo per la vita delle popolazioni e dell'ambiente.











giovedì 15 settembre 2011

Rifugio del Coston.Val Venosta





Dal paese di Solda , il più alto della Val Venosta, tra le innumerevoli escursioni di varia difficoltà che si possono fare , la salita al Rifugio Coston è certamente una delle più affascinanti.

La bellezza risiede soprattutto nel fatto che si arriva proprio di fronte ai due monti più alti della zona : il Gran Zebrù e l'Ortles e , soprattutto, molto vicino a due ghiacciai , dei quali si può ammirare la maestosità , ma anche vederne bene il fronte in arretramento.
Si sale direttamente dal paese di Solda oppure arrivando alla stazione intermedia della funivia Solda.






A quel punto ci si trova circondati da un anfiteatro di monti con il Rifugio Città di Milano a sinistra e i suoi impianti sciistici di alta quota, il Coston è a destra con la sua sagoma che si individua in alto e sopra un vertiginoso strapiombo.


Si atttraversa una valle di detriti -la parte finale della morena di Solda - , qunado un pò d'erba comincia a coprire il terreno , belle piante di eringio montano e pecore animano il paesaggio fin lì aspro , lunare.


una gran parte del sentiero sale proprio in parallelo al ghiacciaio del Gran Zebrù ed è uno spettacolo grandioso , purtroppo si capisce che il suo fronte è in costante arretramento come conseguenza del costante innalzamento delle temperature terrestri.




Poche settimane dopo , sulle montagne vicine , due soccorritori italiani del Soccorso Alpino perderanno la vita , a causa del crollo di un picco roccioso , conseguenza dello zero termico ad alta quota , dopo le caldissime settimane di agosto.

L'innalzamento dellle temperature terrestri è purtropppo una dura realtà ed è causato dai combustibili fossili usati sulla terra.

Il protocollo di Kyoto ed altre iniziative stanno cercano di porvi rimedio , tra innumerevoli resistenze , ma intanto i cambiamenti climatici , con le innumerevoli perdite di vite umane e disastri naturali , stanno caratterizzando i nostri tempi , sempre più duri.



Poco sotto il Coston ,un laghetto occupa uno slargo sul terreno , addolcendo il paesaggio.

Il rifugio a 2661 metri è affollato e tra i vari cibi caratteristici della zona , la vera sorpresa è un caffè lungo ,servito in tazza grande , che si rivela una bevanda buona e tonica.







mercoledì 7 settembre 2011

Cattedrale di Salerno

quadriportico cattedrale di Salerno Nel cuore della città di Salerno , proprio di fianco al bel Corso della città , chiuso al traffico , si trova la cattedrale di Salerno , un gioiello d'arte , ricco di testimonianze storiche.


La chiesa è dedicata a S.Maria degli Angeli e a San Matteo , il patrono della città , fu costruita intorno al 1080 dopo la conquista della città da parte del duca normanno Roberto il Guiscardo.



La cattedrale è preceduta da una facciata secentesca su una scalinata e così , una volta sorpassata , si ha l'incredibile sorpresa di una chiesa romanica con quadriportico ....un pò come un gioiello incartato in una carta qualsiasi.


Il quadriportico è veramente bello con gli archi a tutto sesto decorati con pietre intarsiate , al di sopra poi c'è un loggiato con bifore e pentafore , anch'esse decorate ad intarsi di pietre vulcaniche.



Un'iscrizione ricorda come la chiesa fu sede della Scuola Medica Salernitana e come anche S.Tommaso d'Aquino vi insegnasse teologia.







Vi sono alcuni sarcofagi paleocristiani ed uno di epoca tardo romana nel caratteristico stile traforato tardo-antico.



particolare ambone cattedrale SalernoL'interno a tre navate , tra i tanti tesori d'arte , presenta due amboni con mosaici colorati , preziosi e spettacolarmente decorati con motivi di cerchi e spirali , intervallati da gigli e animali simbolici.

lunedì 29 agosto 2011

Mostra"Padiglione Italia.Regione Lazio"



Negli spazi espositivi di Palazzo Venezia è in corso in questi giorni un'esposizione di opere di artisti italiani della Regione Lazio.


Le opere saranno esposte alla Biennale di Venezia nel padiglione dedicato alla Regione Lazio in occasione del 150° anniversario dell'Unità d'Italia.


La mostra alla cui preparazione ha partecipato la Fondazione Roma-Arte-Musei, ed è stata curata dal critico Vittorio Sgarbi , presenta opere di 100 artisti laziali.


Alla base dello scalone d'ingresso un'alta piramide dell'artista Piero Fantastichini :"Monumento al Caos" accoglie il visitatore.




Alcune opere si impongono all'attenzione , tra queste la scultura "Il Mimo" di Mario De Luca che rappresenta un mnimo in azione , l'opera è fatta di borchie e maniglie che si inseriscono in una struttura in ferro.






Di Massimo Giannoni è "Interno di Borsa" : un olio su tela di circa 3 metri x 2 , con due pannelli , dove la pittura è talmente corposa da essere quasi un altorilievo , in uno prevalgono i toni caldi :gialli, marroni , rossi, nell'altro invece i toni freddi : blu , viola, grigio e nero.





Il "senza titolo" di Emanuele Diliberto consiste in un'opera di grande impatto visivo dove in acrilico su tela sono presenti dei disegni , dei graffiti , segni disordinati che prendono senso e corpo dal colore di cui sono riempiti.


La mostra resterà a Palazzo Venezia fino al 22 settembre.

domenica 21 agosto 2011

Orto Botanico di Merano

Orto Botanico di Merano La città di Merano , la seconda dell'Alto Adige, alla confluenza di importanti valli, è per i visitatori che non la conoscono una bella sorpresa..









Oltre ad un bel centro storico e ad una bellissima cattedrale , nella città esiste un Orto Botanico - il cui nome esatto è "Giardini di Castel Trauttmansdorff" - che raccoglie oltre 8O ambienti botanici con piante di tutto il mondo.
I Giardini , visitatissimi, sono una vera meraviglia : si estendono su circa 12 ettari , al centro hanno il laghetto delle ninfee e sono sovrastati dal Castello Trauttmansdorff.




I Giardini sono suddivisi in 4 aree tematiche : - Boschi del mondo (Boschi e paesaggi naturali di America e Asia) ; - Paesaggi mediterranei ; - Paesaggi originari dell'Alto Adige ; - Giardini acquatici e terrazzati.

I sensi sono sollecitati fortemente durante la visita : in alcuni ambienti i profumi e gli odori sono molto intensi , in particolare nei paesaggi mediterranei. La vista invece è inebriata dalla grande quantità di colori dei fiori , alcuni per noi del tutto sconosciuti. piante nell'Orto Botanico di Merano





Le dimensioni delle piante e dei fiori sono poi un altro aspetto che colpisce , tra i tanti : la grandezza dei fiori delle ninfee nel laghetto...bianchi e rosa emergono con forza dal verde delle larghe foglie acquatiche. Nel settore del paesaggio Nord Americano un enorme aloe e una grandissima crassula spinosa ci stupiscono.




Anche la quantità di alcune piante è un aspetto sorprendente e così rimango incantata davanti alle decine di varietà di salvia.installazione nell'Orto Botanico


I Giardini sono arricchiti,inoltre, da alcune installazioni artistiche e dalla presenza di angoli dedicati alle varie tipologie di rocce presenti nella regione , con l'indicazione delle montagne dell'Alto Adige da cui provengono















lunedì 8 agosto 2011

Pista ciclabile in Val Venosta

pista ciclabile all'arrivo a Merano Visitando l'Alto Adige e le valli di cui è composto, si ha la gradita sorpresa di scoprire come in queste zone siano ampiamente diffuse le piste ciclabili , segno della comprensione dell'importanza dei mezzi di trasporto ecosostenibili e quindi di amore e rispetto per la natura.




Le piste si possono percorrere con biglietti integrati bici-treno , portando le bici sui treni o lasciandole in qualsiasi stazione del percorso.

In Val Venosta c'è una bellissima pista ciclabile che inizia dal paese di Malles (sotto il lago di Resia) e arriva fino a Merano , proseguendo poi per Bolzano.

Prendiamo le bici nel paese di Spondigna , sotto alle montagne dell'Ortles , nel Parco Nazionale dello Stelvio -http://www.stelviopark.it/


l'AdigeCosteggiamo un torrente nel quale confluiscono gli altri che scendono dalle alte montagne circostanti , dopo poco il torrente si rivela essere l'Adige e lo vediamo man mano ingrossarsi fino ad avere il carattere di un fiume nelle vicinanze di Merano.


Passiamo per Lasa,il paese dei marmi. In questa prima parte attraversiamo estese piantagioni di mele , dovendo passare anche sotto ai getti d'acqua degli irrigatori che però......non girano e ci bagnano.


La pista poi si fa più stretta e passa dentro estesi boschi , siamo nelle cosiddette Gole di Coldrano e troviamo anche un piccolo lago.

La pista ciclabile è percorsa da decine e decine di persone di tutti i tipi : ci sono gli sportivi con abbigliamento adeguato e casco regolamentare , turisti, famiglie , ci sono city byke e mountain byke.


Alcuni tratti , pochi chilometri in verità , si deve passare sulle strade percorse da macchine e lì assisto ad una scena particolare , quasi da spavento , ma in realtà simpatica : un papà pedala con il bambino più piccolo sul seggiolino e il più grande con la sua biciclettina , ad un certo punto la sagoma di un grosso camion si staglia dietro al piccolo in bici,...fa impressione vederli venendo dall'altra parte , ma il tir con calma aspetta il momento in cui la strada si allarga per sorpassare.

affreschi in San Procolo Si passa poi per Castelbello e Naturno dove si visita la Chiesa di San Procolo che presenta affreschi dell'VIII sec. , i più antichi di area tedesca.

Nei paesi i bar sono affollati da tanti ciclisti e sicuramente la pista rappresenta una risorsa economica per i paesi della zona , cosa che vorremmo tanto che capissero anche gli amministratori della nostra provincia e della nostra regione (Latina e Lazio) .

L'arrivo a Merano ci dà grande soddisfazione!! alla fine abbiamo percorso 64 km circa e la pista e i paesaggi erano così belli che non abbiamo sentito la fatica!!!