Nelle splendide sale del Palazzo del Quirinale si è tenuta nei mesi passati e si sta chiudendo in questi giorni la mostra denominata "Nostoi" che espone dei tesori d'arte trafugati negli anni in Italia e collocati in collezioni e musei privati di vari paesi del mondo - in particolare il Paul Getty Museum.
Tali opere d'arte sono rientrate in Italia grazie ad una pressante e proficua attività diplomatica
portata avanti soprattutto dal nostro Ministero dei beni Culturali.
La denominazione della mostra Nostoi che in greco stava a indicare i cicli epici che raccontavano il ritorno a casa degli eroi , sta appunto ad indicare il ritorno di opere che sono autentici capolavori dell'arte ,alcuni veri unicum.
La maggior parte di opere consiste in ceramiche : vasi greci da un protocorinzio ai vasi attici a figure nere e a quelle più tarde a figure rosse e poi un folto numero di ceramiche apule.
C'è una grande folla, in fila paziente sotto il sole di una calda giornata invernale , davanti al Palazzo del Quirinale e certo la gratuità della visita ha favorito l'afflusso , ma considerando
che le ceramiche sono spesso le "cenerentole" tra le preferenze dei visitatori di un museo, quella folla, che sfila ordinata davanti alle bacheche , è di sicuro una piacevole sorpresa.
Sono in mostra grandi hydriae,anfore e crateri usati per trasportare e contenere i liquidi e poi kylix,oinochoe e coppe usate per attingere e versare.
Davanti agli occhi le immagini severe, austere delle figure nere con quella particolare accuratezza del segno caratteristica di queste raffigurazioni e poi figure rosse isolate , maestose
nelle ampie campiture delle grandi hydriae, immagini rappresentanti i miti dell'antica Grecia
che, con la loro imponente ed essenziale presenza , richiamano alla mente i protagonisti delle grandi tragedie greche ed anche la solennità delle grandi statue.
Tanto diverse invece le ceramiche apule così affollate , chiassose quasi , i personaggi presentano tratti più rotondi , popolari . Le figure rimandano una all'altra , si chiamano quasi, come in un antico foro romano affollato di viandanti e di venditori che vociferano , così diversi dalla compassata e rigorosa presenza degli eroi e dei personaggi greci.
Sorrido pensando alla piacevolezza e all'allegria delle raffigurazioni delle ceramiche apule ,riflettendo su come ,già in tempi così remoti emergano alcuni tratti salienti delle nostre popolazioni.La mia visita allietata dalla presenza di un amico carissimo , finalmente ritrovato dopo molto tempo - un vero giorno di nostoi - , termina davanti all'imponente maestosa statua di Vibia Sabina : il volto dolce ma reale , la postura "di stampo ellenistico" , il panneggio morbido che crea diagonali incrociate sulla figura , e poi quella mano che regge delicatamente un lembo della veste:
un gesto elegante che si rivede e si ripete nei secoli , pur con diversi vestimenti, nell'atteggiamento delle donne "gentili" , connotandole nella loro femminilità.Recensione a cura di Maria Di Tano
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