lunedì 28 dicembre 2009

Niki de Saint Phalle.Mostra

una delle nanasLa mostra di opere di Niki de Saint Phalle che si sta tenendo alla Fondazione Roma Museo in
Via del Corso -http://www.fondazioneroma.it/- trascina il visitatore in un vortice di oggetti e di colori dove la
parte più allegra e gioiosa è costituita dalla sezione Les Nanas dove ci sono piccole e grandi statue e disegni di ragazze danzanti e colorate ,dalle forme rotonde ed esuberanti, quasi in atteggiamento di spiccare il volo.


Les Nanas infatti danzano e saltano alzando le braccia verso il cielo trasmettendo il senso del movimento e della vitalità, come nell'opera “Les trois Graces” .les trois graces
Les Nanas sono l'espressione artistica della visione del mondo femminile di Niki de Saint Phalle, la celebre artista francese , che con queste opere esprime e certamente trasmette il senso di liberazione della personalità femminile, portando il suo personale contributo al contemporaneo movimento di liberazione della donna .

La mostra inizia con la sezione “Origini” dove sono presenti i “tirs” - rilievi bersaglio- con i quali, all'inizio della sua ispirazione artistica , Niki de Saint Phalle realizzava delle “performance” con colpi di pistola.
Un'altra sezione della mostra – che presenta circa 100 opere- è Spiritual Path che presenta diverse litografie e disegni che disegnohanno per tema l'amore e i paesaggi americani (Arizona e California) , la modalità di composizione è quella di distribuire nello spazio, occupandolo in modo armonico, oggetti e figure .
E così nel bellissimo Californian Diary cè la spiaggia, il cielo rosso ,dune colorate e oggetti di uso quotidiano e figure animali e umane dalle forme stravaganti.

L'eccezionale fantasia creatrice dell'artista dà poi vita a piccole sculture dalle albero della vita di grandi dimensioniforme sinuose e coloratissime ,realizzate in resina e acrilico, come “l'Albero della Vita”.
La mostra si chiude con i disegni e i bozzetti preparatori del famoso Giardino dei Tarocchi , realizzato nella Tenuta di Garavicchio , vicino a Capalbio .

lunedì 21 dicembre 2009

Mura Ciclopiche a Segni

mura megalitiche Segni è un bel paese alle pendici dei monti Lepini , fondato dal popolo dei Volsci con il nome di Signia, possiede una bella e ben conservata cinta di mura ciclopiche , particolarità che condivide con molti altri centri della provincia di Frosinone e Latina.

Le mura sono in opera poligonale risalenti al V sec a.c. , un tempo erano lunghe 2 km, e vi si aprono diverse porte . Una di queste è Porta Foca che è posizionata a sud est e si affaccia verso la piana sottostante , dove si distinguono chiaramente sia il paese di Colleferro sia l'autostrada.

Porta Foca E' una porta a ogiva tronca , larga alla base più di due metri , gli architravi ,imponenti e massicci sono composti da due grandi monoliti.
Nell'osservarla e nel passarci sotto , si rimane impressionati dalla grandiosità dei massi e della grande capacità tecnica che gli uomini del passato hanno utilizzato per costruire opere così durature.

Le pietre ,dopo esser state trascinate con rulli e corde su dei declivi naturali su cui si costruivano dei terrapieni , venivano posizionate a secco senza leganti e a questo primo livello , se ne aggiungeva posteriormente un secondo strato fatto di pietre più piccole e più irregolari.

Le mura megalitiche si ritrovano anche in altre zone d'Europa , famose sono quelle di Tirinto e Micene e risultano essere opere spontanee realizzate da etnie diverse ,senza forme di comunicazione tra loro. - articolo “Le Mura Megalitiche nel Lazio Meridionale” in Leggerelarte”- giugno 2009.-
La città di Segni è tra l'altro gemellata con la città di Micene, la famosa città greca con le imponenti mura ciclopiche e la grandiosa “Porta dei Leoni”.

Segni si sviluppò molto in epoca romana per la sua posizione strategica nella sulla valle del Sacco e Roma la fece diventare municipium nell'89 a.c.
Chiesa di San Pietro
Nell'acropoli dell'antica città e quindi nella parte alta del paese a 650 metri d'altezza ,c'è la piccola e suggestiva chiesa di San Pietro , eretta sui resti della chiesa di Giunone Moneta.
Chiaramente visibile la vecchia costruzione con le mura preesistenti alte quasi due metri.





lunedì 14 dicembre 2009

Wildlife Photographer of the Year.Mostra

Il balletto del gruccione

Il Museo Civico di Zoologia di Romawww.museozoologia.it – sta ospitando in questi giorni la rassegna delle migliori fotografie naturalistiche partecipanti al concorso annuale “Wildlife Photographer of the Year”.

Il concorso ,cui partecipano fotografi professionisti e amatoriali, è promosso dal Museo di Storia Naturale di Londra e le foto selezionate sono poi esposte in una mostra a Londra e in altri paesi.

Sono immagini di grande bellezza , scattate all'interno di alcuni dei più bei Parchi naturalistici del pianeta , sanno trasmettere a chi le guarda il senso dell'eccezionalità di una natura incontaminata e la vitalità e bellezza di animali colti in momenti di vita abituali ,per loro , ma specialissimi per noi.

Foto come queste ci “trasportano” nel mezzo di ambienti bellissimi e la loro visione potrebbe trasmettere a molti un maggiore “rispettoper la natura ed indurre a comportamenti conseguenti sia a livello personale che sociale.
Il decollo del cigno selvatico
Fantastico “Il decollo del cigno selvatico” che mostra un cigno , ad ali spiegate, proprio nel momento in cui sta spiccando il volo : le zampe si muovono sul pelo dell'acqua ,agitata dal vento, del lago giapponese di Khussaro -Hokkaido ,con le montagne innevate a fare da sfondo.

Bellissima “La casa del pipistrello” che ci fa vedere un pipistrello all'interno di un tronco nell'isola tropicale di Barro Colorado a Panama.
La foto “Asilo per squali” che coglie un squalo limone tra le mangrovie di una laguna alle Bahamas, come affermato dall'autore ,“vuole mostrare gli squali in una prospettiva diversa come parti di un ecosistema”:
Cigni delle nevi
Cigni delle nevi” ci fa vedere dei cigni tra i venti e la neve dai toni azzurrini e rosati , di un sole da poco tramontato, in un'atmosfera quasi irreale.

La foto prima classificata è di Steve Winter , il quale dopo un lungo periodo di appostamenti è riuscito a cogliere un “Leopardo nella tempesta di neve” nel National Park di hadakh's Hemis High.
Come molte altre è una foto bellissima che ha qualcosa di magico e incantato nell'atmosfera notturna , nella neve , nello sguardo e nella posizione dell'animale “colto di sorpresa”.

Per la sezione “Paesaggi incontaminati” la foto vincitrice è “Skeleton Coast” , una fantastica foto delle immense dune di sabbia della Namibia. Skeleton Coast
Scontro tra aquile” ci fa vedere invece la lotta tra due aquile davanti ad un alce morto , sulla neve della Polonia.

La mostra è presente fino al 10 gennaio ed è un'occasione imperdibile!

domenica 6 dicembre 2009

Unavantaluna.Concerto

friscalettu
Unavantaluna è un gruppo di musicisti siciliani di musica popolare. Interpretano e reinterpretano canzoni della vecchia tradizione musicale popolare.
Il nome vuol dire : “una persona davanti la luna” e riprende un'antica filastrocca di Messina.
Utilizzano due strumenti particolari :il “liuto cretese” , il” friscaletto”, oltre la zampogna , la chitarra e vari tipi di tamburelli.
E' una musica trascinante , carica di calore e di particolari toni musicali . Le parole delle canzoni , in dialetto siciliano, non si capiscono sempre , ma pure le voci dei cantanti e le brevi spiegazioni ce le rendono di grande impatto e forza comunicativa.
Sono canti che parlano di lavoro : di pescatori e “surfatari” - lavoratori delle miniere di zolfo-,
della tristezza di un uomo che ha perso il suo amato animale: lo “sciccareddu” (asinello) e canti della “vicaria” (prigione) .
Per finire una bellissima canzone che parla di sole e di mare e che ha per testo una poesia di un importante poeta siciliano: Ignazio Butitta . due musicisti del gruppo
Mentre ascoltiamo queste potenti e a tratti struggenti canzoni i nostri occhi sono incantati e quasi ipnotizzati dal movimento delle mani del musicista che suona i tamburelli.
La sua mano si muove veloce sul tamburello , lo sfiora , lo percuote con colpi, forti all'udito, ma quasi impercettibili alla vista , il musicista gioca con lo strumento da cui trae sonorità diverse e un ritmo travolgente.
Il calore della musica e i colori e i paesaggi della Sicilia ci pervadono , dissipando anche la nebbia dell'umida serata latinense che ci attende fuori dal teatro.
Latina 21.11.09

Monte Vele.Ausoni

MONTE VELE dal santuario Monte Vele è una bella montagna di 1000 metri che si trova nella catena dei Monti Ausoni e dalla cui cima lo sguardo spazia su tutta la vicina catena degli Aurunci http://www.parcoaurunci.it/ e la stretta valle dove c'è il noto paese di Campodimele-che ospita una tra le popolazioni più longeve d'Italia.

Si parte direttamente dalla città di Fondi - l'escursione è organizzata dal Cai http://www.cailatina.com/ - e attraverso una località chiamata “crocette” , percorrendo un tratto di strada asfaltata , si arriva alle pendici del monte.
Tranne che nel primo tratto , non c'è sentiero, e così ci si inerpica tra sassi e vegetazione .


La salita all'inizio sotto una lecceta è più dolce , ma poi si fa molto ripida e si prolunga per un lungo tratto, almeno per metà dei 98o metri di dislivello. gli Aurunci dalla cima di Monte Vele

La sommità è brulla e priva di vegetazione , il sole è forte , una giornata insolitamente calda per essere la fine di Novembre!
Bellissimo il panorama a 360 gradi : alcune cime vicine sono circondate da nuvole che le cingono la vetta come un collare!

In discesa i cespugli di stramma -nel dialetto locale – quasi ci impediscono il passaggio.

Alla fine arriviamo sulla strada , diretti verso il noto Santuario della Madonna della Civita oggetto di un antichissimo,secolare culto da parte di tutte le popolazioni del Basso Lazio e della cosiddetta “Terra del Lavoro” (la provincia di Caserta).

Dobbiamo risalire perchè il santuario si trova a 673 metri su un'altra cima.
L'antica leggenda narra che l'immagine della Madonna -salvata dal decreto di distruzione delle immagini - sarebbe stata portata da alcuni monaci dalla città di Costantinopoli e arrivata dopo un lungo viaggio fino sul monte della Civita. Santuario della Madonna della Civita

Storicamente la costruzione della chiesa sembra risalire al X sec. , con successivi interventi architettonici.
Il bel porticato d'ingresso è del 1400 , mentre l'altare marmoreo è del 1700. Pellegrini e processioni raggiungono questo Monte per pregare nel Santuario e chiedere grazie.

Anche da qui il panorama è molto bello: le città di Itri , Gaeta , le isole pontine e in lontananza le montagne d'Abruzzo.
Proprio di fronte alla chiesa la regolare forma triangolare del monte Vele , da cui siamo appena scesi.
E' bello a vederlo da lontano e da questa distanza sembra anche più agevole da salire....ed in effetti il suo profilo lo fa assomigliare ad una vela!