lunedì 16 settembre 2024

Abbadia di Fiastra

 


Nel cuore della provincia di Macerata, tra i tanti tesori di arte e di cultura di cui questo territorio è ricco, emerge l'Abbadia di Chiaravalle di Fiastra.

L'Abbadia si trova all'interno della vasta Riserva Naturale che oltre l'Abbadia presenta vari ambienti :la Selva un'ampia foresta collinare,il laghetto Le Vene,corsi d'acqua oltre il caratteristico territorio ondulato con campi coltivati e casali.

L'Abbadia di Chiaravalle ,che prende il nome dal fiume Fiastra, fu fondata nel 1142 dai  Cistercensi dell'Abbazia di Chiaravalle di Milano. I monaci utilizzarono molti materiali provenienti dalle vicine rovine della città romana Urbs Salvia (distrutta da Alarico nel 408 d.C.

La Chiesa è affiancata da un chiostro e dalle Grotte dove è collocato il Museo del Vino ed una Raccolta Archeologica.


Tutta la Riserva Naturale possiede un fascino speciale per la presenza di alberi di grandi dimensioni e  bellezza e tutto l'ambiente ha il suo fulcro nella chiesa abbaziale che è al centro di tutta l'area verde.

Una forza spirituale si percepisce entrando nella Chiesa a cui contribuisce la semplicità e il rigore architettonico delle forme cistercensi e la presenza delle numerosi cappelle, queste con decorazioni,dedicate a San Benedetto,San Bernardo, alla cappella della Casa di Maria e altre.

Dal Refettorio dei Conversi si accede al Palazzo Giustiniani Bandini del XIX e al grande giardino all'inglese ornato da alberi maestosi e secolari tra cui un raro esempio di sughera.

Ci sono poi i sentieri che percorrono la Selva e tutta l'area naturalistica che contribuiscono a rendere l'Abbadia di Fiastra un luogo unico di grande bellezza e ricchezza.  


lunedì 19 agosto 2024

I Murales di Valogno


 Visitare il borgo di Valogno - una piccola frazione di Sessa Aurunca - è un'esperienza vitale e gioiosa. I muri delle antiche case sono affrescati da molti  murales di tema e stile diversi .


Volti realistici di anziani, di bambini,di donne si mischiano a disegni fantastici di favole  con carrozze volanti treni a vapore in partenza. Immagini sacre e rappresentazioni di pezzi della storia di queste terre- come  le immagini di briganti e le  antiche sagre e feste religiose -  raccontano di un mondo passato ma ancora vivo nelle tradizioni e nella cultura delle popolazioni che abitano queste terre.

I murales  parlano di una voglia di "resistenza" e di non abbandono di storie e luoghi ed anzi della voglia di mantenere in vita tradizioni e legami tra persone e tra le persone e i  luoghi : gli alberi,i castagni,le colline ,le antiche case con bei portali di pietra.

A tutto questo i disegni e i colori degli affreschi danno una nuova dimensione di persistenza e di "restanza" -come direbbe il poeta calabrese Franco Costabile-  ma anche di valorizzazione e vitalità. Un borgo destinato all'abbandono , come tanti   paesi  dei nostri Appennini ,che invece rivive e dona ai visitatori emozioni positive di fiducia,ottimismo e allegria.


La stessa fiducia e la volontà di gioia che ha animato Giovanni e la moglie e tutti i membri dell'Associazione "Il Risveglio" a cui si deve tutto questo. E' infatti l'Associazione che ha chiamato gli artisti ,concordando con loro i temi dei murales e sostenendone le spese.

Dalle loro parole -riportate sul  sito ecampania.it - l'obiettivo era quello di "colorare il grigio dell'anima..."  colorando i muri delle case di Valogno.

Attualmente sono circa 40 i murales presenti cui si uniscono altre installazioni  dislocate nel borgo, a cui ben si addice la definizione di Borgo d'Arte.

Visito il paese in una calda giornata di agosto ma in questo piccolo centro ,situato a circa 400 metri di altezza , l'aria è piacevole e, al mattino presto, ancora fresca. Siamo vicini  a Roccamonfina, che dista pochissimi chilometri da qui,ed è il paese dell'antico vulcano e delle grandi distese di castagni.


Camminando tra i vicoli si incontrano varie persone e si sentono anche voci di bambini -una piacevole sorpresa-....il giro del paese permette di ammirare moltissimi murales ed anche vedere un antico lavatoio ,situato nella parte bassa. Tutt'intorno grandi alberi rendono l'aria salutare e piacevole. 

mercoledì 31 luglio 2024

Chiesa di San Vigilio di Pinzolo in Val Rendena

 


 Nella Val Rendena sulla strada che attraversa Pinzolo, uno dei paesi più importanti della valle , è posta la Chiesa di San Vigilio, famosa per i suoi affreschi esterni che raffigurano una Danza Macabra, imperniata sul tema della morte, visibili già dalla strada.

Documenti storici provano l'esistenza della Chiesa già nel 1232 e poi nel secolo successivo, fu poi agli inizi del 1500 che la Chiesa fu ricostruita e prese la forma rettangolare gotica a tre navate. Sempre a quell'epoca risalgono gli affreschi più famosi: quelli raffiguranti la Danza Macabra ,realizzati da Simone de Baschenis,situati nella fascia alta della parete.

Altri affreschi sono di epoca romanica e sono situati nella fascia più bassa della parete laterale. Sono riconoscibili S.Cristoforo con il Bambino e San Vigilio.

La Danza Macabra,visibile già dalla strada,rappresenta il tema tipicamente germanico della Morte che tocca gli uomini di qualsiasi ceto sociale. Si riconoscono le immagini dell'imperatore,di un re,di una regina insieme a dei nobili, ma insieme a loro anche un mendicante,un frate,un vecchio e un bambino.

E' all'interno della Chiesa che sono visibili gli affreschi più numerosi e appartengono a epoche


successive: da quelli del periodo carolingio ad altri del secolo XIV ,  a quelli del 1490- firmati da Angelo Baschenis-   posti sulla parete meridionale e sull'intera abside. Gli affreschi rivestono la struttura gotica adattandosi alla struttura e rappresentano gli Evangelisti,i dottori della Chiesa ,Cristo e San Vigilio.

Nella parte interna dell'arco si individuano re e profeti dell'Antico Testamento mentre sulle pareti sono rappresentati episodi della
Storia di San Vigilio.

La ricchezza delle rappresentazioni e la loro facile leggibilità rispondevano alla necessità di far comprendere visivamente alle popolazioni le verità della fede e contrastare così il diffondersi delle teorie protestanti, la cui forza di penetrazione si faceva sentire anche in Trentino nei primi decenni del '500.

 


giovedì 27 giugno 2024

Segni: il Ninfeo di Quintus Mutius e la Porta Saracena

 


La città di Segni posta alle propaggini nord ovest dei Monti Lepini conserva tesori d'arte e di storia importanti e spettacolari.

La città è conosciuta per la sua lunga cinta di mura poligonali tra le più lunghe e meglio conservate del Lazio meridionale, ma una visita attenta farà scoprire altre importanti testimonianze storiche artistiche tanto da farla definire come "città-museo".

Mura poligonali di Segni

La zona più alta dove era posta l'Acropoli mostra  la base di una grande cisterna circolare  considerata il punto di partenza di un acquedotto- costruito in "opus signinum"- ,nella parte sommitale era posto il Tempio di Giunone Moneta al suo posto ora c'è  la Chiesa di S.Pietro, costruita in epoca medioevale inglobando grandi massi di opera poligonale, tuttora ben visibili all'esterno ed all'interno della Chiesa.

Un altro importante monumento è il Ninfeo di Quintus Mutius,considerato un bellissimo esempio dell'architettura romana del tardo ellenismo, è databile alla fine del II- inizi I sec.a.C.

 Visito Segni in una giornata di piacevole fresco , nonostante sia giugno avanzato e la passeggiata per arrivare al Ninfeo permette di percorrere un bel sentiero alle pendici della collina tra una bella vegetazione fatta di fiori selvatici e ulivi.

 Il grande monumento è situato su una grande terrazza artificiale e vi si arriva percorrendo la strada che porta alla grande "Porta Saracena" che si apre sulla parte occidentale delle mura poligonali.

Il Ninfeo e' una grande parete con nicchie ed ha a lato una grande cisterna che serviva ad alimentarla.

Ninfeo di Quintus Mutius
Le nicchie sono decorate con mosaici rustici con ciottoli e conchiglie e la particolarità del monumento è la grande iscrizione centrale ,questa è posta in una cornice formata da gusci di telline, sullo sfondo di  un mosaico bianco di tessere marmoree . L'iscrizione è fatta di lettere greche formate da perline di blu egizianio e la scritta riporta il nome dell'architetto progettista "Quintus Mutius".

Il Ninfeo è circondato da vegetazione e da uliveti e questo aumenta la suggestione del luogo , ritornando poi a Porta Saracena e attraversandola si può risalire il colle ed arrivare all'Acropoli,la salita si fa salendo una lunga scalinata in pietra che fiancheggia le mura poligonali ed è un percorso davvero unico ed affascinante.

  Alla fine della cinta muraria e della lunga scala in pietra si arriva sull'Acropoli e qui altri monumenti aspettano il visitatore : la base della grande cisterna e più in alto la Chiesa di San Pietro. Da non dimenticare poi di visitare il Museo Archeologico,posto nel medievale Palazzo della Comunità -www.museosegni.com

  Un paese che davvero merita la definizione di città-museo.

Chiesa di San Pietro



martedì 21 maggio 2024

Castello di Pettorano sul Gizio

 

Il paese di Pettorano sul Gizio si trova al centro della Riserva Naturale regionale Monte Genziana,una delle varie Riserve d'Abruzzo.


E' posto su uno sperone roccioso al di sopra del fiume Gizio che nasce poco più su.E' un paese ben conosciuto da tutti quelli che percorrono il tragitto del treno storico detto "Transiberiana d'Italia" che nel primo tratto gira proprio intorno a Pettorano, per salire poi verso i paesi ai piedi della Majella.

E' uno dei tanti borghi storici d'Abruzzo e, come altri, è caratterizzato da un Castello: il Castello Cantelmo. Alla fine del XII secolo questo Castello fu il centro di un feudo che si estendeva dalla Valle del Gizio fino al piano delle Cinque Miglia verso la Valle del Sangro. A capo di questo feudo c'era il Conte Oddone appartenente  alla famiglia dei Conti del Molise.

Nel 1310 il feudo passò ai Cantelmo che arrivarono in Italia con Carlo d'Angiò e  mantennero il potere sul territorio fino al 1750 quando furono sostituiti dalla famiglia Montemiletto fino al 1806.


Il Castello Cantelmo fu abbandonato per lungo tempo subendo spoliazioni e danneggiamenti.

Venne restaurato negli anni '90 e si presenta oggi come un bellissimo Castello con due Torri circolari,unite da mura percorribili ed una Torre più alta pentagonale,su cui è possibile salire.

Diverse sale interne ospitano interessanti sale tematiche : una dedicata al rapporto tra Uomo e Montagna,un'altra al Museo del Territorio,un'altra alla ricostruzione di una carbonaia oltre ad una grande sala conferenze.

Dalle torri circolari e dalla torre pentagonale c'è un bellissimo panorama: la vista spazia su tutta la valle del Gizio e i monti circostanti e sulla Valle Peligna ed è possibile individuare bene il percorso del Treno "Transiberiana" con i ponti in muratura che risalgono gradatamente la montagna.

Il borgo di Pettorano presenta,inoltre, un interessante centro storico ed anche un Parco archeologico fluviale con Antichi Mulini lungo il fiume Gizio che scorre proprio ai piedi del paese.

 

martedì 7 maggio 2024

Castello di Barrea

 


Il paese di Barrea si trova all'interno del Parco Nazionale di Abruzzo,Lazio e Molise.Affacciato sull'omonimo Lago costituisce uno dei Paesi più importanti del Parco insieme ai paesi di Pescasseroli,Opi,Villetta Barrea ,Alfedena e Civitella Alfedena.

Dalla terrazza di Barrea si gode una delle viste più belle del Parco: tutto il lago di Barrea nella sua estensione circondato dai Monti più famosi del Parco : in fondo il Monte Amaro con di fronte il Monte Marsicano poi la Valle  Iannanghera, la Val di Rose ,il Monte Petroso e il Vallone dell'Inferno.

L'etimologia del nome Barrea risale al primitivo latino Vallis Regia poi trasformato in "Varreja" e poi Barrea. E' posto a 1066 metri su uno sperone roccioso posto sul Lago da una parte e sulle gole del fiume Sangro dall'altro.


Il Castello è posto nel punto più alto di Barrea e vi si arriva dopo aver percorso il centro storico che è il fulcro del borgo fortificato,circondato da case-fortezza.

Il Castello fu edificato intorno al 1016 dai Di Sangro per poi appartenere ai vari dominatori che si sono alternati nell'Italia meridionale. A causa di terremoti che hanno devastato questi borghi nei secoli il Castello ha mutato il suo aspetto. Durante l'ultimo terremoto del 1984 il Castello ha subito vari danni per poi essere restaurato e risultare ora visitabile. Dalle torri circolari, su cui si può salire, si può avere un'incredibile vista su tutto il panorama circostante oltre i Monti del Parco indicate prima ,anche le cime dell'Alto Sangro e il profondo canyon del fiume Sangro.

La visita del Castello e del Borgo può essere arricchita  visitando l'Antiquarium della Civiltà Safina che conserva importanti reperti,provenienti dai corredi funerari dell'antico popolo italico dei Safini stabilitisi in alcune zone dell'Italia centrale  compresa l'alta valle del Sangro.