venerdì 30 dicembre 2011

Mostra Homo Sapiens

Presso il Palazzo delle Esposizioni-http://www.palazzoesposizioni.it/ la grande mostra “Homo Sapiens.La grande storia della diversità umana” , illustra le fasi più antiche della storia dell’Umanità ,illustrando con pannelli didattici e reperti la diffusione della specie umana nei continenti.




La mostra è divisa in sezioni : Mal d’Africa : mostra la comparsa della specie umana in Africa e le migrazioni negli altri continenti. “La solitudine è un’invenzione recente” presenta la convivenza della specie homo sapiens con l’uomo di Neanderthal ed altre .
I Geni,i Popoli , le Lingue” mostra gli aspetti della vita dell’uomo nel Paleolitico.
Tracce di mondi perduti” illustra gli aspetti della vita dell’homo sapiens innescatesi con la Rivoluzione Neolitica .
E’ questa la sezione che maggiormente colpisce e stupisce lo spettatore perché mostra l’antica diversità biologica delle specie animali e vegetali che le migrazioni e le ibridazioni hanno fortemente intaccato . E così ecco comparire nelle varie sale delle ricostruzioni , a grandezza naturale , di animali di grandi dimensioni ,da secoli irrimediabilmente estinti.



Si può vedere così il Moa gigante della Nuova Zelanda , uno struzzo enorme , lo accompagna un cartello che spiega come all’arrivo di J.Cook nel 1778 alle isole Hawaii, si erano già estinti il 70% di uccelli,rettili e piante endemiche a causa delle precedenti colonizzazioni per l’ alterazione degli ecosistemi, causata dall’introduzione di animali non autoctoni e dalla deforestazione.
Mostra Homo Sapiens
Poco più avanti c’è il Dodo , un columbide gigante , definito l’icona dell’estinzione , estinto perché topi e maiali ,immessi nel territorio delle isole Mauritius, mangiavano le sue uova.

Un interessante cartello mostra anche l’evoluzione delle Lingue nel Mondo e il processo di estinzione delle lingue più deboli .
Chiude la mostra la sezione riguardante l’Italia che presenta un gran numero di interessanti reperti come la tavola “messapica” con iscrizioni , la tavola “iuguvina” dall’Umbria, la Chimera d’Arezzo e la prima edizione a stampa della Divina Commedia .

Questa sezione si intitola “Italia,l’Unità nella Diversità” e mostra come il territorio dell’Italia , per i continui processi migratori, sia stato arricchito dalla sua diversità biologica e culturale .



venerdì 23 dicembre 2011

Pantani d'Inferno.Parco Nazionale del Circeo



C’è una località vicino Sabaudia e all’interno del Parco Nazionale del Circeo-http://www.parcocirceo.it/- , il cui nome evoca immediatamente immagini terribili di quando la palude copriva estesamente questi territori, il luogo infatti è chiamato Pantani d’Inferno, ma, nonostante il nome, è uno dei posti più belli e importanti del Parco nazionale del Circeo.

Pantani d'Inferno.Lago di Caprolace


Infatti questo posto è un punto di svernamento di uccelli migratori .
Si trova a lato sud del Lago di Caprolace uno dei quattro laghi costieri che caratterizzano la zona umida del parco del Circeo e che sono protetti dalla Convenzione Internazionale di Ramsar che comprende le Zone Umide di importanza internazionale .

Una strada costeggia i Pantani d’Inferno, permettendo, a tutti gli appassionati, di effettuare comodamente dalla macchina il birdwatching ed avere la bella sorpresa di scoprire uccelli in sosta o in cerca di cibo .
Recentemente vi sono stati avvistati anche due esemplari dei rari cigni reali. Quasi sempre una garzetta staziona proprio al bordo del lago , un po’ più in là, ma visibili solo con il binocolo, si possono notare altri uccelli .

Domenica 4 dicembre è una domenica piovosa , ma fruttuosa per l’osservazione degli uccelli migratori.
La prima tappa è il canale che unisce il lago di Fogliano con il vicino Canale Rio Martino e infatti
sui pali di legno, che si trovano nel corso d’acqua, si può notare dapprima un esemplare di airone cinerino , è un uccello bellissimo esile ed elegante nel suo manto grigio , è caratteristico anche per la sua abitudine a rimanere immobile per lungo tempo , quasi una sentinella impeccabile nel suo turno di guardia.
Poco dopo ecco arrivare un airone guardabuoi , con i caratteristici colori bianchi e gialli del suo piumaggio, anche il corpo è più corto e robusto e meno immobile sul suo immancabile palo.

La seconda tappa è proprio i Pantani d’Inferno e vi si arriva percorrendo la strada detta “litoranea” che costeggia la Foresta del Parco del Circeo, girando verso la località Sacramento.
Nella striscia di terra che divide il lago dall’acquitrino vicino ecco infatti l’immancabile garzetta : è un po’ accucciata sembra riposare.
Ad un certa distanza sul bordo del lago di Caprolace ecco apparire un airone bianco : è in piedi e lo si può ammirare in tutta la sua altezza e bellezza.

Più avanti dei cormorani fanno asciugare le loro ali nere su un tronco che si protende sulle acque.
Parco del Circeo.Lago di Sabaudia
Vicino si vedono le acque un po’ agitate e così mettendo a fuoco il binocolo si inquadra una coppia di germani reali : la femmina con la sua caratteristica livrea marrone e il maschio con il suo bel collare verde smeraldo . Dopo un po’ arriva anche una strolaga minore con la sua andatura eretta , ogni tanto si tuffa nell’acqua alla ricerca di cibo.

Diverse macchine sono ora ferme e per fortuna anche qualche semplice elemento di natura attira visitatori , cosa che dovrebbero sempre avere presente gli amministratori locali quando programmano e gestiscono interventi invasivi e cementificatori sui territori.









venerdì 16 dicembre 2011

Disegni di L.Caimmi al "Chiodo" di Sermoneta

Presso la Galleria d’Arte “il Chiodo” di Sermoneta si sta tenendo in questi giorni e fino al 27 gennaio una mostra di disegni dell’artista Luca Caimmi.

I disegni hanno costituito l’illustrazione del racconto di Emilio Salgari “L’Isola di Fuoco”.
Il racconto fu scritto da Emilio Salgari nel 1831, riprendendo la vicenda dell’isola chiamata “Ferdinandea” , emersa l’anno prima improvvisamente davanti a Pantelleria e inabissatasi poi con uguale rapidità.

Luca Caimmi ha quindi interpretato la vicenda narrata da Salgari , introducendo un richiamo anche alla tragedia ambientale dell’inquinamento del Golfo del Messico a causa del naufragio di una petroliera.

I disegni netti e nitidi hanno una loro “solidità” che rende molto vicini gli eventi ,quasi tangibili.
Il disegno con maggior forza rappresentativa è quello dove si vede uno scoglio roccioso con sopra un faro , inclinarsi nel mare. Margini infuocati emergono dal contorno delle rocce e delle costruzioni.

L’altro rappresenta degli uomini che cercano di circoscrivere un ‘enorme macchia nera nel mare
con un cordone arancione Tra il nero del petrolio c’è la luce brillante dell’arancione che richiama il fuoco che però ha un effetto per niente terribile , ma di gentile leggerezza coloristica, collegata com’è con il delicato celeste del mare circostante.

In un altro quadro compare in primo piano, solida e massiccia, la prua della nave dalla quale piccoli passeggeri osservano la fiamma lontana dell’isola che si inabissa.

venerdì 9 dicembre 2011

Canale Linea Pio.Via Appia

Canale "Linea Pio"
La Via Appia,che a Roma costituisce l’asse portante del Parco dell’Appia Antica, nel tratto che va da Latina a Terracina, assume un aspetto paesaggisticamente molto interessante perché è affiancata, lungo tutta la sua lunghezza, dal Canale detto “Linea Pio”.

Questo ampio canale, che in autunno e primavera si alza gonfiandosi delle acque piovane, presenta una fitta vegetazione di canne ed è frequentato da varie specie di uccelli : piccole anatre che pacificamente galleggiano sulle sue acque e, d’inverno, da aironi cenerini.
Airone cinerino
 Questi magnifici uccelli migratori, alti ed eleganti nella loro fisionomia affusolata, , stazionano al mattino immobili sulle rive, a distanze quasi omogenee, silenziosi guardiani di un angolo di natura che, curiosamente, stride con il traffico fitto di auto che percorrono la Via Appia.




 La storia di questo canale accompagna la storia della Bonifica delle Paludi Pontine ,http://www.bonifica-agropontino.it/ una storia antica che vede interventi di prosciugamento delle acque durante vari secoli.
Il Papa Pio VI (papa Braschi), salito al soglio pontificio nel 1777, governava lo Stato Pontificio il cui territorio andava da Cesena a Terracina e fu proprio lui a scegliere l’impresa cui affidare i lavori di prosciugamento delle paludi pontine, così come già fatto per le zone paludose delle Romagne.

E fu sempre Papa Pio VI a suggerire al tecnico dirigente dell’impresa di costruire un canale che corresse parallelo all’Appia . Il terreno si rivelò favorevole alla costruzione di questo canale come collettore principale delle acque del Comprensorio.I lavori furono poi proseguiti dai successori fino alla costituzione nel 1862 del Consorzio della Bonificazione Pontina. Quindi in onore di Pio VI, a cui si deve la costruzione del canale, il nome” Linea Pio”.



Dal famoso “Viaggio in Italia” di Wolfang Goethe abbiamo una testimonianza diretta di questi luoghi nel 1787 : “Ci mettemmo in cammino alle tre di notte:All’alba ci trovammo nelle Paludi Pontine che non sono così tristi a vedersi come,di solito, si rappresentano a Roma.Non si può giudicare fuggevolmente una così lunga e grande impresa che i lavori, ordinati dal Papa, raggiungeranno almeno in gran parte, lo scopo desiderato. Ci si immagini una vasta vallata,che si estende dal Nord al Sud con lieve pendio, troppo profonda all’est dal lato della montagna, ma troppo elevata all’Ovest dal lato del mare. Su tutta la sua lunghezza , in linea dritta, è l’antica Via Appia restaurata. A destra è scavato il canale principale per il quale l’acqua scorre lievemente. Con questo mezzo le terre situate a destra dalla parte del mare sono disseccate e buone per l’agricoltura.”








 























venerdì 2 dicembre 2011

Monte Ruazzo.Parco degli Aurunci

Monte Ruazzo
Domenica 27 novembre una splendida giornata di sole fa da corona ad una bella ed affollata escursione su Monte Ruazzo una delle cime del Parco degli Aurunci –http://www.parcoaurunci.it/ –.

Vi partecipano vari gruppi del CAI : quello di Latina –http://www.cailatina.com/ e i gruppi CAI di Fondi e Itri.
Accompagnati da una guardia del Parco degli Aurunci percorriamo, dopo un tratto di strada sterrata, gli antichi tratturi della transumanza del bestiame ,quando,all’arrivo della neve, il bestiame veniva portato a valle.

Si attraversa poi un bel bosco dove i piedi affondano in un alto tappeto di foglie multiformi :aceri , carpini e faggi.
Alla Forcella di Campello incontriamo un gruppo di scout …. È sempre piacevole vederli : a contatto con la natura sviluppano il senso di responsabilità e collaborazione.

Si devia a sinistra ,salendo in modo più deciso. E’ la zona dei “pozzi della neve” ce n’è uno grande
che dal basso si nota per un muretto circolare ricoperto di muschio.
Monte Redentore
Avvicinandoci vediamo che è profondo tutto rivestito da pietre di calcare , con una scala che scende fino al fondo , è il più grande che abbia mai visto e ricco di colori perché il bianco della pietra è quasi interamente ricoperto dal verde del muschio, che risalta sopra il marrone intenso del tappeto di foglie. In questi pozzi fino all’inizio del Novecento si conservava la neve che poi veniva portata nei paesi posti più a valle e venduta per usi alimentari.



Poco più su c’è una profonda cavità che si apre nel terreno ,l’apertura è stretta e da l’idea di essere un “abisso”,ma non sembra essere stato esplorato.
Ci avviciniamo al Monte Ruazzo e saliamo in modo sempre più deciso fino ad arrivare alla cresta che si deve percorrere per arrivare in cima . E’ qui che ci attende una bella sorpresa più in basso si sono addensate le nuvole che coprono tutto in un soffice manto, emergono però altre cime che riusciamo a riconoscere : più a nord la triangolare cima di Monte Le Vele e più a sud la cima rocciosa del Monte Redentore, con alle spalle l’alto e più arrotondato Monte Petrella.

Dopo aver consumato un pasto allegro, con cibi condivisi, cominciamo la discesa ad anello passando per Forcella Le Mesole, per poi percorrere, di nuovo, un lungo tratto a mezza costa in mezzo ad un fitto bosco.