venerdì 29 febbraio 2008

Mostra "Nostoi" - I ritorni




Nelle splendide sale del Palazzo del Quirinale si è tenuta nei mesi passati e si sta chiudendo in questi giorni la mostra denominata "Nostoi" che espone dei tesori d'arte trafugati negli anni in Italia e collocati in collezioni e musei privati di vari paesi del mondo - in particolare il Paul Getty Museum.
Tali opere d'arte sono rientrate in Italia grazie ad una pressante e proficua attività diplomatica
portata avanti soprattutto dal nostro Ministero dei beni Culturali.

La denominazione della mostra Nostoi che in greco stava a indicare i cicli epici che raccontavano il ritorno a casa degli eroi , sta appunto ad indicare il ritorno di opere che sono autentici capolavori dell'arte ,alcuni veri unicum.
La maggior parte di opere consiste in ceramiche : vasi greci da un protocorinzio ai vasi attici a figure nere e a quelle più tarde a figure rosse e poi un folto numero di ceramiche apule.

C'è una grande folla, in fila paziente sotto il sole di una calda giornata invernale , davanti al Palazzo del Quirinale e certo la gratuità della visita ha favorito l'afflusso , ma considerando
che le ceramiche sono spesso le "cenerentole" tra le preferenze dei visitatori di un museo, quella folla, che sfila ordinata davanti alle bacheche , è di sicuro una piacevole sorpresa.
Sono in mostra grandi hydriae,anfore e crateri usati per trasportare e contenere i liquidi e poi kylix,oinochoe e coppe usate per attingere e versare.

Davanti agli occhi le immagini severe, austere delle figure nere con quella particolare accuratezza del segno caratteristica di queste raffigurazioni e poi figure rosse isolate , maestose
nelle ampie campiture delle grandi hydriae, immagini rappresentanti i miti dell'antica Grecia
che, con la loro imponente ed essenziale presenza , richiamano alla mente i protagonisti delle grandi tragedie greche ed anche la solennità delle grandi statue.

Tanto diverse invece le ceramiche apule così affollate , chiassose quasi , i personaggi presentano tratti più rotondi , popolari . Le figure rimandano una all'altra , si chiamano quasi, come in un antico foro romano affollato di viandanti e di venditori che vociferano , così diversi dalla compassata e rigorosa presenza degli eroi e dei personaggi greci.
Sorrido pensando alla piacevolezza e all'allegria delle raffigurazioni delle ceramiche apule ,riflettendo su come ,già in tempi così remoti emergano alcuni tratti salienti delle nostre popolazioni.


La mia visita allietata dalla presenza di un amico carissimo , finalmente ritrovato dopo molto tempo - un vero giorno di nostoi - , termina davanti all'imponente maestosa statua di Vibia Sabina : il volto dolce ma reale , la postura "di stampo ellenistico" , il panneggio morbido che crea diagonali incrociate sulla figura , e poi quella mano che regge delicatamente un lembo della veste:
un gesto elegante che si rivede e si ripete nei secoli , pur con diversi vestimenti, nell'atteggiamento delle donne "gentili" , connotandole nella loro femminilità.




Recensione a cura di Maria Di Tano

martedì 5 febbraio 2008

Mostra di Giuseppe Penone

In questi giorni sono in mostra a Villa Medici -sede dell'Academie Francais- di Roma, i lavori di Giuseppe Penone , un artista che fa parte della cosiddetta "Arte Povera", una tendenza artistica in cui "..c'è la scoperta,la presentazione, l'irruzione del valore magico e meravigliante degli elementi naturali"-G.Celant.


Giuseppe Penone lavora il legno, il marmo , il bronzo con i quali ricostruisce forme naturali, piegando la materia a significati e trasfigurazioni che la mettono in relazione con l'uomo.

Ne "La natura delle foglie" -opera composta con carbone ,pastello e nastro adesivo su vetro - le foglie disegnate sono impronte diafane, trasparenti eppure reali nei loro colori : il rosso scuro del bosco in autunno e il marrore e il nero della terra.
La "Scultura di linfa" del 2006 è realizzata con legno di cedro e resina vegetale.
C'è un grande blocco di legno di cedro con al centro una macchia di liquido rosso scuro che si è allargata liberamente sulla superficie , riflette la luce e sembra appena versata , come del caffè o del vino rosso versati incautamente da
mano umana : l'uomo macchia, sporca la natura che invece è immobile , indifferente.

"Pelle di foglie" del 2005 consiste in tronchi e rami composti che si tengono dritti su tre piedi ed hanno alla sommità un intrico di rami più piccoli che fini-
scono con foglie di bronzo. Posti su un suggestivo scalone interno della Villa, tendono uno dopo l'altro le braccia al cielo, spingendo anche lo spettatore a guardare "oltre" verso il cielo , dove... c'è la risposta. I nodi di rami si liberano d'improvviso , con uno scatto che indica la vastità infinita degli spazi celesti, c'è tensione drammatica , ma anche la tensione di una ricerca.
Chiudo questa breve recensione parlando di "Un anno di bronzo" - opera del 2006 - ,è una composizione di grandi dimensioni, dove accanto ad un supporto di legno di cedro c'è un tronco in bronzo lavorato in centinaia di scaglie sovrapposte , come sono gli alberi nei boschi e come quelli ha una solidità maestosa : un monumento alla natura.

Recensione di Maria Di Tano

sabato 2 febbraio 2008

Poesia "I venti"

Rari ma impietosi i venti del Nord soffiano talvolta su di me,
vacilla allora la nave e sembra affondare.
In quei giorni il sole trascolora,
immagine vaga per chi ha perso il sentiero.

Ma un nuovo giorno torna
e splende e urge il desiderio di vita.